TESI - cap. 1.02 Composizione

Gli antichi Midewivan utilizzavano solo quattro componenti: pianta intera di Acetosa (Rumex Acetosella), radice di Bardana (Arctium Lappa), corteccia di Olmo Rosso (Ulmus Rubra) e radice di Rabarbaro (Rheum Palmatum ).

Secondo alcuni (dr. Giuseppe Nacci) la corteccia di Ulmus Rubra, che in Europa non cresce, potrebbe essere sostituita da corteccia di betulla (Betula Alba). Ovviamente, potendo scegliere, sarebbe consigliabile attenersi alla ricetta originale, nel rispetto dell’antica tradizione Ojibwa.
Le proporzioni di questi 4 ingredienti sono le seguenti: 1 parte di radice di Rheum palmatum, 4 parti di Ulmus rubra, 16 parti di Rumex acetosa, 24 parti di radice di Arctium lappa. (dr. G. Nacci)
La versione moderna, migliorata dal dr. Brusch (definita “Flor-Essence”) comprende anche trifoglio (Trifolium pratense), crescione (Nasturtium Officinale), alga laminaria (Laminaria Digitata) e cardo benedetto (Cnicus Benedictus).

Un’altra versione “migliorata” è quella di De Sylva (definita “Caisse Formula”), che ha aggiunto alle erbe originali altre tre erbe: Xantoxilum fraxineum (frassino spinoso americano) Plantago major (piantaggine maggiore) e Trifolium rubeus (trifoglio): anch’essa sembrerebbe più efficace di quella basata sulle sole 4 erbe.

Estremamente importanti sono le proporzioni e le modalità di preparazione delle diverse piante. Tutte devono essere rigorosamente organiche, selvatiche, raccolte in un ambiente incontaminato e di ottima esposizione, durante il giusto periodo balsamico (generalmente a fine estate) e osservando le giuste modalità.
Gli Ojibwa rispettavano un preciso rituale per la raccolta e la preparazione e ritenevano che la potenza del prodotto fosse dovuta all’equilibrio e all’armonia fra i componenti, che agiscono simultaneamente formando “un solo Grande Spirito guaritore” (in termini moderni, con effetto sinergetico, ma in realtà la visione del mondo contemplata dalla medicina degli Ojibwa comporta il coinvolgimento di concetti di ben più ampia portata).

Già dalle doti peculiari di ogni singola pianta, e anche trascurando l’importante ma difficilmente preventivabile sinergia, possiamo vedere come il composto possa essere considerato un supremo disintossicante di tutto l’organismo: sangue, pelle, tessuto connettivo, sistema linfatico, intestino, polmoni, fegato, reni… Per questo motivo alcune terapie del cancro consigliano l’Essiac da usare anche solo come disintossicante, per aiutare il corpo a liberarsi dalle scorie e dalle tossine derivate dalla disgregazione delle cellule neoplastiche, nonché dai micidiali residui dei veleni delle chemioterapie, nello sfortunato caso in cui ci si fosse ridotti a questa terribile soluzione.

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