TESI - cap. 3.18 Bibliografia

Nota *1) – Ricerca scientifica occidentale! Infatti siamo noi occidentali che abbiamo la mania delle ricerche scientifiche, cosa che in sé sarebbe positiva, se non giungessimo spesso all’assurdo di scartare terapie tradizionali anche assai valide e comprovate solo perché “la scienza” non è riuscita a dimostrarne i principi di funzionamento: forse perché siamo abituati a ritenere che qualcosa che ancora non ha una spiegazione scientifica, o non esiste (un po’ come facevano gli aristotelici che si rifiutavano di guardare nel cannocchiale di Galileo) o non vale nulla, troppo spesso dimenticando che la nostra scienza è ancora (relativamente) molto arretrata e che le cose ancora da scoprire sono assai di più di quelle che conosciamo.
Non dobbiamo cadere nello stesso errore di Diderot e d’Alembert, che quando terminarono la loro “ Encyclopédie” nel 1772, considerarono di aver trascritto su carta “tutto lo scibile umano” e che l’uomo non avesse più nulla da scoprire. Spesso la scienza non riesce a scoprire i principi di funzionamento di un rimedio solo perché ancora oggi è ben lungi dall’aver scoperto tutte le leggi fondamentali che stanno alla base delle malattie.
Gli orientali la pensano in modo diverso: utilizzano i rimedi e i prodotti (Kombucha o altri) che l’esperienza e l’uso tradizionale hanno dimostrato essere validi, non si pongono troppe domande e si limitano a godere dei risultati pratici, invecchiando sereni, longevi e in buona salute…

Nota *2) – Gli “endobionti” sono dei micro-organismi un po’ simili ai prioni e visibili solo con speciali microscopi ottici, la cui esistenza è sempre meno contestata dalla scienza ufficiale e che secondo alcuni –sempre più numerosi- studiosi stanno alla base del ciclo di molte malattie, fra cui il cancro. Notevoli in tal senso sono anche gli approfonditi, dettagliati e comprovati studi di Royal Raimond Rife e di Gaston Naessens, che la scienza accademica sarà prima o poi costretta a prendere in considerazione.

Nota *3) – Si tratta quindi di una “traduzione di una traduzione” e ne chiedo venia, perché purtroppo io non conosco il tedesco. Qui ho fatto un po’ come Vincenzo Monti, che ci regalò una traduzione in italiano dell’Iliade, pur non avendo mai appreso il greco antico: “Questi è Monti, poeta e cavaliero, gran traduttor dei traduttor d’Omero…” (Ugo Foscolo).

Nota *4) – Oltretutto non ci si può fidare nemmeno delle etichette, perché anche dove c’è scritto “senza conservanti aggiunti” non vuol dire che i conservanti non ci siano davvero, perché la legge Europea, a mio dire commettendo un’imperdonabile leggerezza, consente di mettere tale dicitura anche quando non si è aggiunto nulla oltre ai conservanti obbligatori per legge.
Per anni infatti mi sono chiesto come diavolo mai facesse la maionese industriale “senza conservanti aggiunti” a conservarsi “buona e fresca” anche al caldo e per mesi prima di essere venduta, nonché a durare ancora molti giorni una volta aperta e tenuta al fresco, quando la pur buona e genuina maionese della mia mamma dura soltanto un paio di giorni in frigorifero! La verità è che purtroppo la maionese, come tutti gli altri prodotti industriali, è zeppa di conservanti, antiossidanti e preservativi che sono addirittura obbligatori e che la legge consente perciò di non dichiarare (ma per quale motivo mai? Forse che una persona allergica ad un additivo non avrà nessuna reazione solo perché l’additivo è obbligatorio?).
Dunque è meglio farsi la maionese e il Kombucha da sé, cosa che consente anche di risparmiare un sacco di soldi e di avere un prodotto sempre vitale e fresco. Oltretutto il Kombucha ermeticamente imbottigliato si conserva bene anche per 2 o 3 mesi, soprattutto se tenuto in luogo un po’ fresco.

Lascia un commento