TESI - cap. 6.08 La Curcuma

La curcuma è una spezia molto usata in Oriente, in particolar modo in India, dove ognuno ne consuma mediamente 1,5/ 2 gr al giorno (!), ma quasi sconosciuta nell’uso alimentare in Occidente, dove per altro gli artisti medioevali la usavano nella pittura come giallo e, mescolandola all’indaco, come verde. Anche nella per altro erudita antica Grecia veniva usata solo per colorare le vesti, un po’ come fa oggi l’industria alimentare che la usa sotto il nome di “E 100” per colorare la senape e altri prodotti alimentari (si tratta di uno dei rari casi, come anche l’E160-beta-carotene, in cui i coloranti alimentari migliorano le caratteristiche qualitative del prodotto, invece di contribuire a renderlo tossico come purtroppo accade spesso. Peccato solo che se ne aggiunga così poca!).

Essa si presenta infatti come una polvere di un bel giallo oro, che viene estratta dalla radice della Curcuma Longa, una pianta tropicale della stessa famiglia dello zenzero (zingiberacee) che cresce prevalentemente in India e Indonesia.
La curcuma è l’ingrediente principale della miscela di spezie che noi chiamiamo “curry” e che come spezia in India… non esiste! (“curry” deriva dal tamil “kari”, che significa semplicemente “pietanza in salsa speziata”). In realtà esistono varie specie di “curry”, che possono avere composizioni anche molto diverse, ma tutte abbondano in curcuma ed infatti tutte sono gialle.
Il termine curcuma deriva dalla parola araba kourkoum, che significa zafferano, ed infatti essa è a volte anche chiamata “zafferano delle Indie”. Anzi nei paesi arabi, come in Marocco e in Tunisia, ancor oggi gli scaltri commercianti locali non esitano a proporla agli ignari turisti spacciandola come zafferano, ovviamente al prezzo di quest’ultimo, che è alcune centinaia di volte più caro dell’umile curcuma…. Tanto da noi nessuno la conosce!

In Oriente invece era già citata insieme ad altri 249 medicamenti vegetali in una serie di trattati di erboristeria medica incisi con caratteri cuneiformi su tavole di pietra risalenti al 3.000 a.C., che il re Assurbanipal, o Sardanapàlo, ultimo re degli assiri (669-627 a.C.), fece radunare in una raccolta chiamata “L’Erbario di Assiria”.

In India la curcuma è usata come medicamento dalla medicina Ayurvedica (ayur = vita e vedic = conoscenza), che è forse la più antica medicina “scientifica” del genere umano e che ha posto le basi di tutte le altre medicine tradizionali orientali (cinese, tibetana, islamica…).
Ancor oggi l’Ayurveda viene regolarmente utilizzata in India da oltre un miliardo di persone, e anzi si sta diffondendo anche in Occidente, come alternativa alla medicina allopatica che non sempre funziona bene, soprattutto in caso di malattie cronico-degenerative: è interessante infatti notare che in India, per esempio, i medici ayurvedici mediante diete e rimedi naturali riescono a contenere il tasso di malati di Alzheimer a soltanto un quinto rispetto a quello dei Paesi occidentali… Il tutto senza effetti collaterali e con costi che, comparati a quelli della medicina occidentale, appaiono del tutto insignificanti!

In Ayurveda la curcuma viene considerata come antinfiammatoria e purificatrice dell’organismo, ed è utilizzata per curare molti disturbi, fra cui infezioni, febbri, artrite, dissenteria, problemi digestivi, itterizia e soprattutto problemi epatici. In medicina cinese essa è considerata un farmaco per il fegato, le emorragie e la congestione. In Giappone viene usata col nome di ucchin e gli abitanti di Okinawa, celebri per l’alto numero di ultra-centenari, attribuiscono ad essa il merito della propria leggendaria salute e longevità. Alla Hawai è chiamata holena ed è alla base di tutta la medicina tradizionale (O).

EFFETTI ANTI – CANCRO DELLA CURCUMA

Esiste una differenza abissale fra i tassi di tumore degli occidentali e quelli degli indiani, grandissimi consumatori di curcuma.
La seguente tabella viene riportata nel libro “L’alimentazione anti-cancro” (21) e si commenta da sè:

L’unico caso in cui le percentuali di malati sono simili in India e in Usa è quello dei tumori al fegato (dove i casi sono identici nelle donne e “solo” della metà negli uomini indiani). Ciò è dovuto all’elevata presenza nei Paesi in via di sviluppo dell’epatite virale, che a lungo andare causa appunto il cancro al fegato.
Indirettamente emerge comunque il fatto che la curcuma offre un’ottima protezione anche in caso di epatite virale, perchè i tassi di tumore al fegato in India sono assai inferiori a quelli presenti in Africa, dove l’epatite virale è parimenti molto diffusa ma dove si fa un minor uso di curcuma.

Numerosi studi che hanno indagato sulle cause di queste grandi differenze sono giunti alla conclusione che il merito del miglior stato di salute degli indiani è in gran parte dovuto proprio alla curcuma, o meglio ai curcuminoidi, che è un gruppo di sostanze presenti in abbondanza nella curcuma (5% del peso della radice secca). Fra di essi è stato appurato che l’elemento più attivo è la curcumina, che ha dimostrato proprietà antitrombotiche, ipocolesterolemizzanti e antiossidanti, oltre che fortemente antitumorali.

In esperimenti sui topi la curcumina si è dimostrata efficace nel prevenire la comparsa di tumori artificialmente indotti mediante sostanze cancerogene, prevenendo sia la comparsa che lo sviluppo di tumori allo stomaco, all’intestino, al colon, alla pelle ed al fegato. Riesce anche a bloccare lo sviluppo di polipi intestinali e ad impedire che essi degenerino in cancro. Infatti il cancro al colon è il tipo di tumore in cui la curcumina dimostra la maggiore efficacia.

“In vitro” la curcumina blocca la crescita di quasi tutti i tipi di cellule provenienti da tumori umani, fra cui in special modo quelle delle leucemie, del tumore al seno, al colon e alle ovaie. Fra gli altri meccanismi di azione, sembra assodato che essa induca l’apoptosi (suicidio programmato) delle cellule tumorali e impedisca l’angiogenesi (crescita di nuovi vasi sanguigni indotta dal tumore in formazione) (21).
Le buone doti come antinfiammatorio della curcumina, analoghe a quelle dell’Aspirina, del Celebrex e del Vioxx ma senza gli effetti collaterali di questi ultimi, la portano inoltre a svolgere un ruolo importante nella prevenzione di quei tumori che vengono stimolati da uno stato di infiammazione cronica, come il cancro al colon.

Uno dei limiti all’utilizzo della curcuma potrebbe essere la sua scarsa biodisponibilità, dato che il nostro organismo stenta assai ad assimilarla quando si presenta “al naturale”. Le cose però migliorano drasticamente quando essa viene sciolta nei grassi e soprattutto quando viene consumata in presenza di pepe, come avviene di solito utilizzando il “curry” indiano: la piperina è in grado di aumentare di mille volte il tasso di assorbimento della curcumina! Vedi la seguente tabella, sempre tratta dal libro “L’alimentazione anti-cancro” (21) :

IN CONCLUSIONE la curcuma è un potente anticancro, utile sia nella prevenzione che in caso di malattia conclamata. E’ assai utile anche per il mantenimento di un buono stato di salute generale, perché agisce anche da antinfiammatorio e da disintossicante del fegato, aiutando la depurazione dell’organismo. Essendo anche un buon antiossidante, contribuisce a prevenire l’invecchiamento dovuto alla presenza di troppi radicali liberi.

E’ altamente raccomandabile iniziare il più presto possibile ad utilizzare abitualmente la curcuma nella nostra alimentazione abituale, aggiungendone uno o due cucchiaini al giorno ai nostri piatti preferiti, a fine cottura, sempre con un po’ di pepe (che tende a creare infiammazione, ma che viene controbilanciato dalle doti antinfiammatorie delle curcuma stessa), possibilmente in presenza di un po’ d’olio (meglio se d’oliva) o di burro (meglio se “purificato”, cioè il ghee usato dagli indiani) o di cibi un po’ grassi (meglio se pesce azzurro, ricco di omega 3).

L’intenso giallo dorato della curcuma apporterà sapore ed allegria ai nostri piatti, protezione e salute al nostro organismo ed armonia alla nostra vita.

Perché porti anche “un po’ di pepe” nella nostra esistenza, ricordiamoci di consumarla unitamente a quest’ultima spezia (che qualcuno considera anche un po’ afrodisiaca…)

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