TESI - cap. 4.03 Meccanismo d’azione

“L’amigdalina è straordinariamente non tossica dal punto di vista farmacologico” e ancora “l’amigdalina non idrolizzata è meno tossica del glucosio” (dr. Dean Burk del National Cancer Institute-USA-1968).
I livelli di uso terapeutico e le soglie di tossicità del laetrile-vit. B17 per gli animali da laboratorio e gli esseri umani è ben stabilito e documentato. Non è stata riscontrata alcuna evidenza di tossicità acuta o accumulativa in alcun animale cui erano state somministrate dosi fino a 100 volte superiori alla dose massima terapeutica riferita agli umani.
A chi sostiene che le mandorle di albicocca o di pesca “non vanno mangiate perché contengono cianuro e sono velenose”, bisogna far notare che l’uomo, come pure molti animali, scimmie e primati superiori, fin dal tempo delle caverne ha fatto largo uso nella dieta di tutti i giorni di almeno qualcuno dei 1.200 o più prodotti vegetali contenenti amigdalina (mandorle di albicocca e di pesca comprese). Se non fossimo dotati di un efficientissimo sistema di trasformazione e assimilazione dell’amigdalina ci saremmo già tutti estinti da milioni di anni. Al contrario risulta che nella preistoria i casi di cancro fossero praticamente inesistenti, come pure è ancor oggi sconosciuto il cancro presso gli Hunzakuts, gli indiani Navajo, gli Abkhazians e molte altre popolazione cosiddette “primitive” dove si fa largo uso di cibi ricchi di amigdalina, albicocche e mandorle di albicocca in primo luogo.
E’ anche interessante notare che quando i componenti di queste popolazioni si avvicinano alla nostra civiltà, abbandonando la propria dieta tradizionale, in poco tempo sviluppano tassi di mortalità da cancro molto simili ai nostri.
Un’altra palese dimostrazione dell’innocuità delle armelline sta nel fatto che esse costituiscono l’ingrediente principale dei gustosi amaretti (zucchero-albume d’uova e armelline) liberamente venduti in ogni supermercato senza alcuna avvertenza o restrizione d’uso (amaretti Lazzaroni, Vicenzi, etc.). Noi tutti, probabilmente senza rendercene conto, facendoci una scorpacciata di amaretti abbiamo spesso assunto anche una buona dose di vitamina B17!
Angela Lappa, Didin Xhagolli e Alessandro Russo sul sito dell’università di Roma “La Sapienza”, nella sezione “Piante e Bacche pericolose” (http://w3.uniroma1.it/cav/italiano/itpiante.htm), alla voce “Mandorlo (Prunus Amigdalus) affermano che la varietà amara contiene “ glicosidi cianogenici (fino al 5% di amigdalina) che possono causare il quadro dell’intossicazione da cianuri……sono potenzialmente letali per un adulto, oltre a quindici semi di mandorle amare, circa trenta semi di pesca o trecento semi di albicocca”. Dato che l’emivita dell’amigdalina nel corpo umano è di meno di 2 ore (vedi oltre) e che nessuna persona sana di mente può pensare di mangiare 300 armelline in una volta sola o comunque in meno di 2 ore (amare come sono, si fa fatica anche a masticarne solo 10…), penso che il rischio di avvelenarsi con le armelline sia veramente basso.
Per esperienza personale posso confermare che 50 mandorle secche di albicocca da me stoicamente assunte per esperimento nel corso di una mattina, non hanno causato nessuno dei disturbi tipici dell’avvelenamento da cianuro (“…vomito immediato e dolore in sede addominale alta, seguiti da respiro affannoso, non associato a colorito cianotico. Il respiro diventa successivamente più rallentato con sincope, letargia, convulsioni e coma.”-fonte sopra citata). Soltanto ho avuto la bocca un po’ “allappata” e un leggero formicolio al naso.
Qualcuno sostiene che mangiando parecchie armelline si ha un effetto leggermente lassativo che aiuta l’evacuazione intestinale. Io trovo che al contrario troppe armelline causano un po’ di stitichezza, che prontamente rientra con l’assunzione della raccomandata dose giornaliera di cloruro di magnesio (vedi oltre in altra parte di questa tesi). Tutto ciò conferma il fatto che non siamo tutti uguali e che gli effetti di un qualunque prodotto, naturale o no, possono variare da persona a persona o, per una stessa persona, secondo le condizioni del momento. Quindi ogni cura va iniziata con prudenza, in modo progressivo, e personalizzata a seconda del soggetto e delle sue condizioni generali di salute, evitando di cadere nello stesso errore di molti medici che prescrivono i farmaci allopatici fissando le dosi solo con riguardo al peso dei pazienti, e anzi assai spesso perfino senza nemmeno tenere in considerazione tale primordiale parametro.

Gli studi di Burk e di Krebs hanno dimostrato che il laetrile è molto meglio tollerato per somministrazione parenterale, sia intramuscolare che endovenosa, rispetto all’assunzione per via orale.
L’emivita dell’amigdalina-laetrile nel corpo umano è di soli 80 minuti. Più dell’80% dell’amigdalina-laetrile somministrata è espulsa o metabolizzata dal corpo in 4 ore.
Dosi fino a 70 grammi (70.000 mg.) al giorno, somministrate ad individui adulti in forma combinata orale e parenterale, non hanno dato luogo ad effetti indesiderati.

Secondo Ernest T. Krebs il laetrile in presenza di B-glucosidase (beta-glucosidase) si scinde per idrolisi in acido Hydrocianico (HCN) e benzaldeide, elementi altamente tossici che deprimono le funzioni enzimatiche delle cellule, conducendole alla morte, mentre in presenza dell’enzima rhodanase (rodanese) si scinde in innocui ed anzi utili tyocianati ed acido benzoico. Le cellule cancerose risultano maggiormente colpite perché contengono la B-glucosidase in quantità variabili da 1.000 a 3.600 volte superiori rispetto alle cellule sane, in quasi totale assenza di rhodanase, di cui quest’ultime sono invece ricche.
(Sui meccanismi di azione del laetrile nelle cellule cancerogene e in quelle sane, vedi anche “Suggested Mechanisms of Action of Vitamin B-17” di Charles Gurchot, Ph.D., http://users.navi.net/~rsc/gurchot.htm).
L’effetto del laetrile non è il medesimo per ogni tipo di cancro. Studi effettuati in Israele, negli USA e in altre parti del mondo hanno riscontrato un’ottima efficacia contro l’adenocarcinoma e il morbo di Hodgkin’s, un’efficacia discreta per sarcoma e melanoma e relativamente scarsi risultati con la leucemia. Buoni risultati si sono ottenuti per il cancro ai polmoni, prostata, mammella, fegato, cervello e linfomi.

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