TESI - cap. 6.15 Note

*0) – In realtà non si “guarisce” mai, perché resta una forte predisposizione a ricadere nella malattia, specialmente se la “guarigione” è stata ottenuta a prezzo di massacrare l’intero organismo tramite la chemioterapia ( “…Si può guarire dal Cancro ma non dalla Chemio…” dr. Giuseppe Nacci).
Ad esempio sappiamo tristemente che una persona su 7, fra le pur poche che “guariscono” usando la ciclofosfammide o i suoi derivati, svilupperanno entro breve la leucemia.
D’altro canto è esperienza comune che i malati di cancro dapprima “guariscono”, recuperando se non altro una vita normale per qualche anno, per poi ricadere nuovamente in qualche altra forma di cancro, in genere morendone.
L’unico modo per guarire veramente consiste nell’apportare al proprio stile di vita tutti quei cambiamenti necessari a rimuovere la vera causa che ha costretto le cellule sane a degenerare in cancro: in estrema sintesi la mancanza di ossigenazione e il conseguente blocco respiratorio della cellula stessa, a qualsivoglia fattore esso sia dovuto (e di fattori ce ne possono essere a centinaia, ma tutti con lo stesso letale effetto: il blocco della respirazione cellulare – vedi altra parte di questo stesso lavoro).

*1) – “Nessuno può ammalarsi fintantoché il suo corpo resta sano” sembra un aforisma uscito dalla bocca di Monsieur De Lapalisse, eppure racchiude in sé una grande verità, e basterebbe soffermarsi un po’ a rifletterci sopra per comprendere quanto sia importante conoscere e mettere in pratica i principi di una sana nutrizione del proprio corpo fisico ed energetico (intendendo per “nutrizione” non soltanto l’alimentazione, ma anche un’adeguato apporto di minerali, oligoelementi, probiotici, vitamine, catalizzatori, enzimi ed “energia vitale”, che gli indiani chiamano “prana” e che racchiude in sé concetti molto ampi, largamente trascurati dalla medicina accademica, quali aria pura, adeguata luce solare, vitalità e freschezza dei cibi, pensieri positivi, azione conforme al proprio fine esistenziale e alle scelte superiori del proprio Sé, influenze geomagnetiche positive, corretta gestione delle energie sessuali, pervietà dei chakras e delle nadi…nonché la misconosciuta e non meglio definibile “energia cosciente” che pervade tutto il Creato ). Tutto ciò serve a nutrire il nostro intero Essere e non soltanto quella parte secondaria di esso che noi chiamiamo “corpo”.

*2) – L’Ubiquinone si trova diffuso in tutti gli organi, ma si concentra specialmente nei reni, nei muscoli e soprattutto nel cuore. Considerando che negli animali il cuore e la lingua sono gli organi più sani e meno ricchi di tossine, perché abbondantemente vascolarizzati e sempre in movimento, specialmente negli erbivori, risulterebbe consigliabile mangiare preferibilmente queste frattaglie invece delle solite ed abusate bistecche. Ovviamente meno si cuociono e meglio è, perché il CoQ10 è un enzima e tutti gli enzimi tendono a soffrire per una cottura eccessiva.

Alla fine quindi si sta rivelando non del tutto priva di fondamento l’antica usanza, in uso presso molte popolazioni primitive, di divorare il cuore ancora palpitante dei nemici uccisi, per assumerne il coraggio e la forza!
Un’altra buona fonte di ubiquinone, accessibile anche ai vegetariani, è il lievito (14).

*3) – La pressa per vegetali raccomandata per la terapia Gerson è la Norwalk®, model 270 Ultimate Juicer prodotta da Norwalk Sales & Service, P0. Box 829 o 808, South Bloomington, Lowell, Arkansas, 72745 USA.
La Norwalk ha distributori in tutto il mondo e per conoscere quello più vicino bisogna contattarla direttamente, nella persona del signor Richard Boger (AS, pag 426) :

NORKWALK® JUICER Distributore Richard Boger
145 East Cliff Street, Solana Beach, California 92075 USA
Tel 001-(800) 405-8423 o 001-(858) 755-8423; fax 001-(858) 755-4406
sito web: http://home.abac.com/norwalk
Oppure al seguente indirizzo:
K & K GRINDER & PRESS Distributore Al Hasser
14410 Big Canyon Road, Middletown, California 95461 USA
Tel. 001-(707) 998-4654
Il sito della Norwalk, dove si possono vedere foto, video istruzioni, nonché conoscere i costi etc, è al seguente link: http://www.nwjcal.com/index.htm . La pressa è piuttosto costosa (2.300 $ circa), ma è garantita 12 anni e in pratica dura una vita.
*4) Quindi i bevitori moderati di birra rischiano il cancro 6 volte di più dei bevitori di vino.
Noi però sospettiamo che tale preoccupante risultato sia in larga parte dovuto ai conservanti che vengono aggiunti alla birra per prolungarne la data di scadenza: è infatti noto che una birra naturale non si conserva per più di 3 mesi, mentre non è raro trovare birre in commercio con una data di scadenza di 1 o perfino 2 o più anni. Ma come è mai possibile? Cominciai a capirci qualcosa quando qualche anno fa in Germania scoppiò lo scandalo della birra, rapidamente messo a tacere, in cui era emerso che tutte le fabbriche di birra tedesche usavano come conservanti additivi non permessi e altamente cancerogeni, forniti direttamente dall’istituto di chimica dell’Università di Berlino, a base di prodotti chimici estremamente tossici e perfino di derivati del gas nervino.
Lo scandalo venne rapidamente soffocato e fatto passare in secondo piano dal concomitante (casuale?) scoppio dello scandalo del vino italiano al dietilenglicole, che venne a livello governativo oltremodo enfatizzato e indebitamente demonizzato proprio dai tedeschi, tanto da arrivare, in modo del tutto inutile e perfino ridicolo, a proibire a livello CEE l’uso del dietilenglicole anche come additivo minimale nei prodotti non destinati all’alimentazione diretta, come quelli da imballaggio (come ad esempio il cellophane, dove gli eventuali tassi di migrazione negli alimenti del dietilenglicole che veniva usato come plastificante erano pari a zero!).
Quanto agli additivi cancerogeni della birra, i responsabili di tutte le birrerie nazionali tedesche si difesero sostenendo che non era possibile produrre e distribuire la birra senza utilizzare tali prodotti proibiti, che quindi dovevano essere “per forza” ammessi nonostante la loro pericolosità, pena la cessazione della produzione di birra in tutta la Germania e (orrore!) la chiusura di tutte le fabbriche e i pub!
Confesso di non sapere come la cosa sia andata a finire, perché i giornali improvvisamente non ne hanno più parlato, indaffarati com’erano a montare il caso del ben meno pericoloso dietilenglicole, ma i miei sospetti restano: come diavolo fa una sola birra al giorno, se veramente è soltanto un prodotto naturale oltretutto ricco di vitamine del gruppo B e di benefici lieviti eubiotici, a triplicare un rischio di cancro oltretutto non generalizzato ma limitato soltanto alla bocca e all’esofago? (quindi circoscritto nei luoghi di primo contatto di un eventuale prodotto cancerogeno molto volatile, come ad esempio il gas nervino o un suo derivato…)
D’altro canto non mi risulta che le fabbriche di birra in Germania siano state chiuse, e le date di scadenza su bottiglie e lattine continuano allegramente ad essere di 1 o 2 anni…

*5) TUTTI ABBIAMO IL CANCRO, sì, anche tu che mi stai leggendo ora e che inorridisci solo all’idea! Del resto sono inorridito anch’io, e quasi non volevo crederci… Poi ho dovuto ricredermi.
Il cancro è una malattia cronica che colpisce TUTTI, me compreso. Non è una supposizione, ma una certezza scientifica.
Gli unici che ne sono esenti sono i nostri fratellastri affetti da sindrome di Down, o trisomia 21, “figli di un Dio minore” (che io chiamerei piuttosto “figli di un Dio migliore”, visto quello che noi “normali” abbiamo dimostrato di essere in grado di farci l’un l’altro, e visto ciò che stiamo facendo proprio in questo momento a questo povero pianeta, che appartiene a tutti e non solo a noi!).

I simpatici “mongolini” all’interno del loro cromosoma in più (infatti hanno 3 cromosomi 21 invece di 2, quindi non hanno “qualcosa in meno” rispetto a noi, ma semmai “qualcosa in più”, come le scimmie che ci assomigliano, ma hanno 48 cromosomi contro i nostri 46 (19) e quindi non ci sono “inferiori” ma semmai “superiori”…) hanno un programma di iper-produzione di un particolare inibitore dell’angiogenesi, l’endostatina, che li mette praticamente sempre al riparo dallo sviluppo dei tumori.

Tutti noi invece abbiamo numerosi tumori, più o meno piccoli, più o meno avanzati e più o meno sotto controllo, che sono diffusi in vari organi (quindi non abbiamo un tumore , ma i tumori!).
Ciò è stato inequivocabilmente assodato da studi di anatomia patologica, che hanno portato alla scoperta che in persone decedute per cause diverse sono praticamente sempre presenti uno o più tumori non diagnosticati e posizionati in percentuali variabili a seconda degli organi considerati. Vedi la seguente tabella, tratta da “L’alimentazione anti-cancro” (21) che considera comunque solo una minima parte degli organi:

La notizia buona è che in genere il corpo umano per tutta la vita riesce a impedire lo sviluppo di questi piccoli mostri, e si suppone che sia anzi in grado di eliminarne completamente la stragrande maggioranza ancor prima che si formino compiutamente.
La notizia cattiva (anzi, pessima) è che quei tumori che hanno avuto la forza di formarsi e stabilizzarsi, anche se sono stati bloccati e vengono tenuti a bada dal nostro organismo sono lì in agguato all’interno dei nostri organi, in paziente attesa che un indebolimento delle nostre difese o un nostro passo falso permetta loro di saltarci addosso e mangiarci vivi.
Credo che sia inutile a questo punto enfatizzare che una valida prevenzione può veramente essere una questione di vita o di morte…

Fra l’altro ci preoccupiamo tanto per rischi che sono in pratica inesistenti, e che spesso sono comunque poco evitabili, ma non facciamo niente o quasi niente di ciò che è in nostro potere per evitare dei rischi che sono ben più reali, concreti e facilmente evitabili (vedi tabella qui sotto riportata, (21)).
Basti dire che io stesso ho conosciuto più di una persona che si è rifiutata di fare il bagno al largo con me per paura degli squali, rimanendo però a terra o sulla barca a fumare!
Una di queste è purtroppo morta di melanoma quando non aveva ancora 33 anni.
A distanza di 13 anni ancora adesso mi sono venute le lacrime agli occhi pensando che si rifiutava perfino di usare le creme solari protettive, nel timore di rallentare l’abbronzatura…

Immagine tratta da “L’alimentazione anti-cancro” (21).

* 6) Mangiando pane (bianco) e cioccolato (fondente al 70% di cacao) ci si deve quindi più preoccupare a causa della qualità del pane che del cioccolato!
Ciò mi ha fatto comprendere ancor meglio i motivi della diffusione sempre più vasta del diabete e dei molto più subdoli stati pre-diabetici o di malfunzionamento dell’asse ipofisi-pancreas, consistenti in sbalzi d’umore, cali di energia e soprattutto “vuoti di testa”, tipologia di sintomi che in maggior o minor misura ci colpisce quasi tutti. Su tale argomento non posso far altro che rimandare ancora allo splendido libro di William Dufty – “Sugar Blues: il mal di zucchero-la storia segreta del nostro nemico più dolce” (25).

* 7) Esistono anche tavolette di cioccolato al 90 e perfino 95% e 99% di cacao, che però io non consiglio sia per l’elevato costo (ogni presunta “specialità” proposta in commercio è una gradita occasione per far pagare carne salata ogni banalità), sia per il gusto estremamente amaro e allappante che richiama più una medicina che una ghiottoneria: in fin dei conti anche il piacere di vivere ha la sua importanza! Esiste però un tipo di cioccolato molto particolare, al 100% di cacao, che ha un ottimo sapore. Vedi oltre.
I fachiri invece apprezzeranno assai le versioni di cioccolato fondente e peperoncino piccante che cominciano ad apparire in commercio e che qualcuno, abbagliato forse dal miraggio di poter emulare Mantezuma, prova stoicamente a consumare in grande quantità!

*8) Sono invece da evitare i grossi pesci predatori, come lo spada, il tonno e i pescecani (che a volte inconsapevolmente mangiamo perché spesso vengono commercializzati sotto nomi diversi, come ad esempio lo “smeriglio” e la “verdesca”, e che comunque spesso finiscono nelle scatolette insieme al tonno e, tristemente, insieme ai delfini). Si farà in tal modo un grosso favore in primo luogo all’ecologia, perché questi poveri pesci sono talmente sfruttati che rischiano ormai l’estinzione (in Mediterraneo per esempio si stanno in questo preciso momento pescando quantità di pesce spada superiori al suo tasso di riproduzione, tanto che in pochi anni il peso medio delle catture è passato dagli oltre 150 kg agli attuali meno di 30 kg! Di questo passo fra un po’ si pescheranno solo le lische…), e in secondo luogo si farà anche un grosso favore a se stessi ed alla propria salute, perché questi pesci predatori sono situati alla fine della catena alimentare e concentrano nelle proprie carni tutti i veleni che le loro prede, nonché le prede delle prede e anche le prede di queste ultime, hanno raccolto come una sorta di gigantesco aspirapolvere in un mare che ogni giorno è sempre più inquinato da metalli pesanti, veleni industriali, pesticidi e perfino sostanze altamente cancerogene o radioattive provenienti dai liquidi organici dei malcapitati che, ormai a centinaia di migliaia solo in Europa, sono quotidianamente sottoposti a trattamenti chemioterapici e radioterapici.
E’ incredibile che le siringhe e le flebo usate per le chemioterapie e sporcate da poche tracce di contenuto vadano (giustamente) smaltite come rifiuti altamente pericolosi e altamente tossici, sottoposti a procedure speciali e a mille controlli e infinite cautele (infatti spesso si tratta di farmaci direttamente derivati da veleni chimici, sostanze radioattive e gas asfissianti il cui uso è proibito perfino in guerra, come ad esempio la ciclofosfamide, il famoso “gas mostarda”, che è stato uno dei primi chemioterapici ed è tuttora considerato uno dei farmaci antitumorali più efficaci e più usati (A e B)), mentre nessuno si preoccupa dei reflui altamente pericolosi che vengono emessi dai corpi intossicati dei malcapitati sottoposti al trattamento, che hanno ricevuto l’intera dose del veleno!

*9) Oppure va usato solo per le lampade, come si faceva una volta, o usato per lubrificare la lama della motosega, evitando anche di inquinare il bosco con un olio minerale non bio-degradabile, o va versato nel serbatoio dell’auto diesel, come consiglia Beppe Grillo o come ha recentemente iniziato a fare la Mc Donalds, che usa i grassi esausti (filtrati) dei suoi fritti per motorizzare i propri camion (“Il Sole – 24 Ore” del 4-7-2007, terza pagina del secondo fascicolo).
Così facendo la Mc Donalds cerca forse di rifarsi un’immagine cercando di passare per ecologista, dopo la pessima figura che ha fatto quando le autorità sanitarie hanno imposto la chiusura temporanea di numerosi suoi esercizi in Italia (fra cui quello in Galleria a Milano!) e l’hanno pesantemente multata perché, invece di cambiare gli oli esausti dei fritti quando erano divenuti acidi oltre i limiti concessi dalla legge (e quindi estremamente pericolosi, tossici e cancerogeni perché completamente alterati dalla continua esposizione al calore), vi aggiungeva a più riprese della calce (che come si sa è altamente basica) per abbassarne artificialmente l’acidità e poter così continuare ad usarli per friggere le patatine e i “nugget” di pollo.
Colta in flagrante, la Mc Donalds si è giustificata sostenendo che negli USA ha sempre fatto così e la pratica (negli USA) non è considerata illegale. “No comment” e buon appetito!
Sugli effetti dei fast food sulla salute è illuminante anche la visione del film “Supersize me” (Rendimi ciccione – libera traduzione).

*10) L’olio di semi di lino ha la più alta concentrazione di omega-3, pari al 57% , ma è particolarmente delicato perché estremamente ossidabile.
Le migliori ditte usano un procedimento di estrazione a freddo, all’oscuro e non in presenza di ossigeno atmosferico. L’imbottigliamento va effettuato in contenitori piccoli per poterli terminare più rapidamente, molto scuri o meglio totalmente opachi, confezionati in atmosfera modificata (azoto), spediti e distribuiti in contenitori refrigerati. Quando li acquistiamo è importante controllare se il negoziante ha mantenuto le bottiglie in frigorifero: se non sono ben fredde quando ce le consegnano, è meglio non comperarle.
Una volta acquistate, dovremo noi stessi conservare le bottiglie in frigo al buio (controllando anche che chiudendo la porta si spenga la lucina, come lo scozzese della barzelletta…) ed evitare il prolungato contatto dell’olio con l’ossigeno presente nell’aria. Per far ciò si possono aggiungere biglie di vetro o sassolini (non porosi, ottimi i vari quarzi-calcedoni-selci-ossidiane burattati di diversi colori naturali, in vendita per pochi euro nei negozi di belle arti) per mantenere la bottiglia già iniziata sempre colma d’olio fin sotto il tappo, oppure si può utilizzare una chiusura munita di valvola atta a praticare il vuoto tramite una piccola pompa manuale (per una migliore efficacia si possono anche sommare i due espedienti). Tale semplice attrezzatura si può reperire a basso costo in alcuni supermercati e in alcune enoteche, dove viene venduta per permettere una migliore conservazione delle bottiglie di vino già iniziate.
Le migliori ditte, in genere canadesi, aggiungono antiossidanti naturali direttamente all’olio (tocoferoli – principalmente vitamina E -, vitamina C, beta-carotene e selenio). Dato che non è facile procurarsi tali prodotti, che vanno ordinati via internet con conseguenti costi di spedizione che sono ammortizzabili soltanto se ci si accorda con altri amici ugualmente interessati, una buona soluzione è quella di aggiungere noi stessi tali antiossidanti alla bottiglia d’olio appena acquistata, o almeno di assumere giornalmente (come già dovremmo sempre fare) degli integratori ricchi di antiossidanti efficaci nei confronti dei radicali liberi prodotti durante l’irrancidimento dei grassi.
Come già detto, la soluzione più semplice e “naturale” rimane sempre quella di consumare direttamente i semi di lino, dato che la natura ha creato in essi un efficiente sistema di conservazione dei delicati omega-3, che rimangono intatti per lungo tempo se ben protetti all’interno del seme intero.

*11) I grassi idrogenati e TRANS sono molto stabili nel tempo e resistenti alle ossidazioni, e assai difficilmente irrancidiscono. Per questo sono una manna per l’industria alimentare, visto che costano anche pochissimo perché possono essere prodotti a partire da molti oli vegetali di scarsa qualità e facilmente producibili in coltivazioni ad alta resa.
Negli alimenti i grassi idrogenati e TRANS svolgono quindi una funzione simile a quella della paraffina contenuta nei prodotti di bellezza e nelle varie creme per il corpo e per le mani che vengono proposte dall’industria cosmetica: la paraffina dà consistenza e stabilità al prodotto, non si altera nel tempo e non irrancidisce (infatti è un olio minerale!), non cambia di colore e non assume odori sgradevoli (è già “morta” in partenza), non crea allergie a nessuno e non ha odore e sapore (è inerte) e perciò consente di ampliare il mercato potenziale dei prodotti finali, allunga enormemente la vita commerciale di questi ultimi e finalmente, fattore certamente non secondario, non costa quasi nulla.
La paraffina ha così totalmente sostituito nella cosmesi industriale i più pregiati e più efficaci oli e grassi naturali che venivano precedentemente usati come base e veicolo dei principi fitoterapeutici attivi, che essendo prodotti naturali si alteravano già in pochi mesi, rendendo problematica una distribuzione commerciale su larga scala.
Tuttavia essi venivano scelti proprio in base alle loro proprietà terapeutiche particolari, allo scopo di aumentare sinergeticamente l’efficacia finale del cosmetico o del farmaco naturale, veicolando i principi attivi all’interno della pelle ed agendo in armonia con essi. La paraffina al contrario si stende sulla pelle come una specie di “asfaltatura” trasparente (infatti è un derivato del petrolio, come il catrame) e rende assai problematica la penetrazione dei farmaci all’interno dell’epidermide, rendendo la loro azione di effetto solo superficiale.
D’altro canto la paraffina è un prodotto minerale, non fa parte del ciclo biologico, non si ossida, non irrancidisce e non si altera in presenza di altri componenti e quindi non è in grado di veicolare né l’ossigeno né i fitofarmaci e non è quindi parte attiva del cosmetico, contribuendo anzi a ridurne grandemente l’efficacia invece di aumentarla sinergeticamente (Annamaria Previati, lezione di “Trattamento Estetico Naturale”, corso di Naturopatia di Riza, 3° anno).

La stessa cosa accade in modo analogo ma ben più grave utilizzando i grassi idrogenati, assai ricchi di grassi TRANS, perché essi arrivano ad insediarsi nella membrana cellulare, che si può considerare un po’ come “l’epidermide” della cellula e che riveste un ruolo vitale negli scambi di quest’ultima con l’ambiente: tutto ciò che entra ed esce dalla cellula deve necessariamente passare attraverso la sua membrana, che svolge una funzione sia di selezione che di trasporto dei vari elementi utili e tossici. E’ primordiale che la membrana cellulare consenta l’espulsione dei cataboliti tossici (le tossine) facilitandone il passaggio dall’interno verso l’esterno e impedendone il re-ingresso dall’esterno verso l’interno, e viceversa facilitando ed anzi promuovendo l’assorbimento degli elementi utili e delle sostanze nutritive dai liquidi interstiziali peri-cellulari, veicolandoli all’interno della cellula. Ciò vale in principal modo per l’ossigeno, che è l’elemento più prezioso ed indispensabile alla vita della cellula.
Per trasportare l’ossigeno all’interno, la membrana cellulare utilizza gli EFA (Essential Fat Acids = acidi grassi essenziali = omega 3 !) che risultano concentrati proprio all’esterno della membrana cellulare ed agiscono come vere e proprie “calamite di ossigeno” (5) (ricordiamo che essi si ossidano assai facilmente, a dimostrazione di questa loro spettacolare capacità di assorbire l’ossigeno), attirandolo a sé dai liquidi pericellulari (che a propria volta ne vengono arricchiti dal sangue, che interscambia con essi attraverso la delicata, vitale ma troppo poco studiata e ancor meno compresa “ansa dei capillari”, denominata “Area di Pischinger”(12 e 20)) ed assorbendolo come “piccole spugne per l’ossigeno”.
La vita degli EFA non può per forza di cose essere lunga, perché il continuo contatto e interscambio col loro amico-nemico esistenziale, l’ossigeno, li porta ad un rapido invecchiamento.

Il nostro organismo ha così la costante necessità di :

1) rallentarne il più possibile l’ossidazione, tramite vitamine antiossidanti, specialmente la E, la C e la A e il beta-carotene ( ricordiamo che il beta-carotene ha anche la capacità di neutralizzare i radicali degli acidi grassi polinsaturi, che sono forse i più pericolosi e coriacei radicali che possono attaccare l’organismo – vedi parte di questa tesi dedicata al beta-carotene), e altri antiossidanti naturali come i polifenoli, le anto e proantocianidine, le catechine, il selenio etc.

2) sostituire giornalmente gli EFA che vengono distrutti, assumendone di nuovi e freschi dall’alimentazione, visto che il corpo non è in grado di sintetizzarli da sé.

3) eliminare gli EFA alterati, che non sono più in grado di svolgere il proprio lavoro ma che ingombrano la membrana cellulare, interferendo col compito vitale degli EFA sani e occupando lo spazio dei nuovi EFA che dovrebbero arrivare a rimpiazzarli.

Il dramma si compie con l’arrivo dei grassi idrogenati e TRANS, che contengono anche una piccola parte di EFA alterati e idrogenati in modo tale che il corpo li scambia per EFA buoni (ricordiamo che i grassi idrogenati non esistono in Natura, perché sono stati creati dall’industria moderna e quindi il nostro organismo ancora deve imparare a difendersi da essi, molto probabilmente tramite una dolorosa selezione naturale: qui il cancro è appunto un mezzo di selezione naturale funzionale alla continuazione della specie…), schierandoli sulla superficie della membrana cellulare insieme agli EFA veri e funzionanti, dove non fanno un bel nulla se non occupare lo spazio riservato a questi .
Il fatto catastrofico è che da lì non si schiodano più, perché dato che non assorbono l’ossigeno, tenendosi quindi ben alla larga da esso, risultano assai stabili e non si alterano mai e quindi il nostro organismo (meschino!) li rispetta, lasciandoli sul posto e continuando invece ad avvicendare gli EFA veri che via via si alterano. Come spesso succede in guerra, dove muoiono gli eroi e sopravvivono i fortunati ma soprattutto i vigliacchi (”Soldato che scappa, buono per un’altra volta”), nella battaglia per l’ossigeno gli EFA TRANS-idrogenati vigliaccamente sopravvivono e lentamente si accumulano “asfaltando” con una patina soffocante (come la paraffina sulla pelle…) le membrane delle nostre cellule, dove viceversa gli EFA buoni via via diminuiscono specularmente di numero, per mancanza di spazio. La capacità respiratoria della cellula continua quindi a diminuire, riducendosi in modo inversamente proporzionale all’accumulazione progressiva degli EFA TRANS.
Presto la tragedia si compie: dato che la diminuzione del 35 % circa della capacità respiratoria della cellula è condizione necessaria e sufficiente per farla degenerare in cellula cancerosa (Otto Warburg, premio Nobel per la medicina nel 1931 (A3 e 5)), non appena gli EFA TRANS raggiungono un livello sufficientemente alto si crea un micro-tumore. Fortunatamente nelle stragrande maggioranza dei casi il nostro organismo è in grado di mettere in atto un potente meccanismo di difesa, che consiste nell’ordinare l’apoptosi (morte programmata, suicidio) alla cellula degenerata. Nei rari casi in cui quest’ultima riuscisse a sottrarsi a tale gravoso compito, tramite espedienti che ancora ci sono sconosciuti ma che purtroppo sono una triste realtà, il nostro corpo è in grado di schierare una seconda linea di difesa facendo intervenire il sistema immunitario che si occupa della distruzione diretta della cellula ribelle. Se anche questo intervento, per cause ancor più misteriose, dovesse fallire, l’ultima possibilità consiste nel bloccare la crescita del micro-tumore dimostratosi invulnerabile, cercando di soffocarlo tagliandogli le linee di alimentazione e di rifornimento, vale a dire inibendo l’angiogenesi necessaria al suo sviluppo (angiogenesi = formazione di nuovi vasi sanguigni che possano portare nutrimento in abbondanza, che la cellula ribelle tenta strenuamente di promuovere mediante il forsennato invio di messaggi ormonali che ordinano la formazione di nuovi capillari tutto attorno a sé), nonchè cercando di rinchiudere il micro – tumore in un globo di tessuto sclerotico a base di collagene, che di fatto lo strangola impedendo gli scambi con l’esterno. Tale compito è riservato principalmente alla vitamina C, che come sappiamo sta alla base del meccanismo di sintesi del collagene. Senza adeguate quantità di vitamina C il collagene non può formarsi. E’ forse per questa ragione che nei tessuti circostanti e all’interno di un tumore già formato esiste una situazione di “scorbuto locale”, vale a dire di pressochè totale mancanza di vitamina C: essa è stata tutta “bruciata” nel tentativo, evidentemente reiterato ma purtroppo scarsamente riuscito, di inglobare il tumore in un involucro soffocante di collagene. Invece quando ciò riesce il micro-tumore è momentaneamente bloccato.
La situazione si può mantenere in stallo per diversi anni, finchè non interviene un nuovo fattore che rompe l’equilibrio in atto: nel caso migliore il corpo trova le risorse per distruggere definitivamente la “polis” cancerogena ribelle (dal greco: “città stato”: infatti il micro-tumore è una specie di entità politica ribelle, che non riconosce e non segue più le regole imposte da una sana convivenza in un organismo socialmente organizzato – vedi Nota *2 del capitolo relativo all’ascorbato di potassio), magari in seguito ad una cura disintossicante col frullato d’aloe di Padre Romano Zago, o con l’Essiac degli indiani Ojibwa, o in seguito ad un cambiamento di dieta che apporti sostanze utili in abbondanza (dieta Gerson, Alix, Nacci, Kelly o simile), o semplicemente tramite l’aumentata assunzione di tè verde, curcuma, aglio, brassicacee, selenio, germanio, resveratrolo, polifenoli e via discorrendo –vedi tutto quanto scritto in questa tesi).
Può purtroppo anche succedere che un inopportuno indebolimento delle difese del corpo dovuto ad un accumulo di tossine, a troppi raggi ultravioletti, all’esposizione alle radiazioni, alla carenza di vitamine o oligoelementi o a un qualsivoglia altro motivo faccia anche solo momentaneamente venir meno le difese e permetta il precipitare della situazione ed allora è la catastrofe: la “polis” ribelle comincia ad espandersi e a fortificarsi, iniziando alacremente a scavare la nostra e, magra consolazione, anche la propria fossa.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo ai grassi TRANS che si sono accumulati nella membrana cellulare fino al punto di iniziare a soffocare la cellula, riducendone la respirazione più del 35% : se tutto funziona bene, come avviene nella quasi assoluta totalità dei casi (sembra che ogni giorno vengano eliminate circa 50-80 miliardi di cellule degenerate! (20bis)) la cellula soccombe al segnale di apoptosi indotta e “Muoia Sansone con tutti i filistei!” si disgrega insieme a tutte le sue tossine e a tutti gli EFA TRANS (vigliacchi!) che ne hanno causato la rovina, che così vanno anch’essi incontro alla fine che si meritano. Solo la morte di tutta la cellula riesce ad eliminare questa peste!
Ma purtroppo non è finita: il nostro corpo, nella sua infinita efficienza, in caso di bisogno è in grado di recuperare parsimoniosamente tutti gli elementi utili alla propria sopravvivenza e così, rovistando nel “bidone della pattumiera” (la linfa e i liquidi interstiziali che raccolgono i detriti delle cellule morte, che vengono poi in parte riversati nel sangue ed eliminati dagli organi emuntori –reni-fegato etc, oppure riciclati in altro modo) se è carente di omega 3 individua immediatamente i luccicanti EFA TRANS che, essendo quasi inalterabili e inossidabili perché assai stabili, sembrano proprio degli eccellenti omega 3 nuovi di zecca… Così li recupera e il ciclo ricomincia! (I vigliacchi sopravvivono sempre…).

E’ quindi di estrema importanza non far mancare gli omega 3 veri e buoni nella nostra dieta, e tenersi bene alla larga da tutti i grassi idrogenati TRANS (quelli di merendine, margarine e company) e anche da quelli non idrogenati ma alterati (per esempio quelli delle cattive fritture, perché una temperatura troppo alta causa anch’essa la creazione di grassi TRANS).

*12) Acquistandolo in quantitativi maggiori e direttamente alla fonte, come naturopati, si possono avere degli sconti, ma non bisogna dimenticare che anche i farmacisti sono stati recentemente “autorizzati” da un’apposita legge statale a praticare degli sconti.
Fino allo scorso anno ciò era proibito dalla loro corporazione, che aveva istituito un “cartello” che aveva di fatto istaurato una situazione di monopolio e di controllo assoluto del mercato. In pratica avevano proibito alle singole farmacie di praticare sconti rispetti al prezzo riportato sulle confezioni, e ciò per non permettere una sana concorrenza, anche se le ricariche sui medicinali soggetti a prescrizione arrivavano fino a pochi anni fa anche al 40 % e la tentazione di praticare sconti per attirare i clienti poteva essere grande, innestando così una “perversa” spirale di prezzi al ribasso, visto che una chemioterapia può arrivare per esempio a costare anche 75.000 euro all’anno e durare 4 o 5 anni (Glivec), permettendo utili stratosferici sulla pelle di ogni malato per la semplice fatica di prendere una scatoletta dallo scaffale e consegnarla in mani via via sempre più diafane e anemiche.
E’ curioso notare che mentre nell’industria i “cartelli” e i monopoli sono proibiti, tanto che spesso l’antitrust interviene emanando forti multe e sanzioni penali agli amministratori d’industria rei di aver preso accordi sui prezzi con la concorrenza, o peggio ancora colpevoli di essersi trovati allo stesso tavolo con più di 2 concorrenti, cosa assolutamente proibita!, i medici, gli avvocati, i notai, gli ingegneri, i geometri etc, e fino a poco fa anche i farmacisti, sono ancora oggi obbligati a praticare almeno i prezzi minimi (che di “minimo” hanno ben poco) previsti dalle loro corporazioni (che chiamano eufemisticamente “ordini” di categoria, tanto per confondere le idee ai clienti) e sono passibili di sanzioni, che possono arrivare fino alla radiazione dall’”ordine” e all’impossibilità quindi a continuare ad esercitare la professione, nel caso in cui fossero sorpresi a concedere sconti ai propri clienti applicando prezzi inferiori a quelli imposti dal cartello! Le fortissime lobbies dei vari “ordini” sono infatti riuscite da tempo a far riconoscere dalla legge statale la loro assoluta sovranità in merito all’esercizio della professione: un professionista è obbligato per legge ad associarsi all’”ordine” e a rimanerne membro, volente o nolente, per tutta la sua carriera, altrimenti non può esercitare la propria professione! Come se non avesse già completato gli studi e sostenuto gli esami di stato….

Il grottesco si raggiunge quando un professionista particolarmente coscienzioso denuncia pratiche scorrette ma molto diffuse (come ad esempio le “consulenze d’oro” alla pubblica amministrazione, e non voglio andar oltre) o uno studioso particolarmente brillante si dissocia, il più delle volte avendo pienamente ragione, dalla pratica accademica comunemente accettata: i malcapitati vengono immediatamente richiamati all’ordine e “messi in riga” (vedi ad esempio il dr. Giuseppe Nacci, che ha dovuto chiudere il suo sito web www.lecurenaturali.com -che infatti non funziona più da qualche anno- su pressione dell’ordine dei medici, perché era contrario all’uso della chemioterapia e propugnava una terapia naturale, per altro molto efficace, contro il cancro). Se essi non si assoggettano agli ordini impartiti dall’alto vengono radiati e non possono più esercitare, e ciò non basta, perché se insistono ancora nelle loro idee, pur da libere persone “civili” e non come professionisti, magari scrivendo libri e tenendo conferenze sui loro studi, vengono perseguiti legalmente e fatti imprigionare dall’ ordine, come è accaduto ad esempio al dr. Ryke Geerd Hamer, radiato, perseguitato e infine lungamente imprigionato con l’accusa di esercizio abusivo della professione medica (ha due lauree, fra cui una in medicina e prima di essere radiato esercitava normalmente la professione), perché assolutamente contrario alla chemioterapia e all’approccio accademico di cura del cancro.
Il dr. Hamer è oggi considerato uno dei massimi esperti mondiali in oncologia, ha scritto numerosi libri, fra cui lo sconvolgente e circostanziato “Testamento per una Nuova Medicina”, Editiones de la Nueva Medicina, Amici di Dirk, e il suo approccio innovativo alla cura del cancro e di tutte le malattie, che egli fermamente crede derivate principalmente da conflitti emotivi e da cause psichiche più che strettamente fisiche, ogni anno che passa acquista sempre più prestigio e accettazione presso gli studiosi più illuminati.
Il dr Hamer ha attualmente 72 anni e risulta tuttora radiato dall’ordine. Rilasciato dalla prigione nel febbraio 2006, in seguito anche ad una petizione in suo favore raccolta a livello mondiale, attualmente è costretto alla latitanza per evitare nuove persecuzioni (A5 e A6).
Personalmente penso che Ryke Geerd Hamer, come anche Hulda Regehr Clark (10 e 11), anch’essa perseguitata e imprigionata per aver combattuto contro la chemioterapia e le cure oncologiche accademiche ( che detto per inciso generano 180 miliardi di $ di giro d’affari annuale, solo negli USA (21) ) e per aver proposto nuovi metodi di cura del cancro in antitesi alla medicina classica, stiano dando un grosso contributo alla conoscenza delle problematiche fondamentali e della genesi delle malattie oncologiche, anche se sono convinto che i loro approcci non siano “l’unica verità”, come un po’ avventatamente sostengono alcuni loro discepoli, ma costituiscano soltanto ulteriori progressi, importanti ma parziali, indispensabili alla piena comprensione e soluzione del problema.
Originariamente avrei voluto dedicare due capitoli di questa tesi a questi due importanti studiosi, ma mi sono reso conto di non avere ancora sufficienti conoscenze per poter esporre esaurientemente il loro cospicuo lavoro.
*13) In realtà spesso al centro di tumori di grandi dimensioni esiste un nucleo di cellule necrotiche, che sono già “morte di fame” perché tutto il nutrimento è stato assorbito dalla forsennata riproduzione delle cellule periferiche, meglio posizionate per intercettare con priorità tutte le sostanze che arrivano dalla periferia, mentre al centro non arriva nulla.
Un po’ come fa anche la chiesa cattolica, che destinando l’80% dell’ 8 per mille e delle altre donazioni al “sostentamento del clero” e solo il rimanente 20% alla beneficenza diretta, fra cui è nuovamente incluso anche il “sostentamento del clero in missione all’estero” – dati ufficiali comunicati dalla chiesa cattolica stessa –praticamente si accaparra tutte le risorse lasciando languire negli stenti e con poche briciole i poveri in centro Africa e in centro America, mentre i preti – anche locali – soffrono spesso di problemi di sovrappeso e ipercolesterolemia (sono stato in missione e ho visto come purtroppo spesso funzionano le cose…).

Anche senza nutrimento però il centro necrotizzato del tumore è indirettamente assai pericoloso, perché durante le cure quando anche la zona periferica del tumore muore, essendo il centro già morto e indurito da tempo sembra che resista subdolamente a tutti i tentativi di eliminazione tramite chemioterapia (non può morire un’altra volta!). D’altra parte proprio la chemioterapia manda in crisi tutto il sistema immunitario, che così non ha più la forza di eliminare velocemente il cadavere sclerotizzato del tumore, che quindi spesso i medici confondono con un tumore attivo (R. G. Hamer, (9tris)). Essi quindi insistono con continue quanto a questo punto inopportune chemioterapie (che come ricordiamo sono esse stesse cancerogene), provocando il totale collasso delle difese immunitarie e la manifestazione di metastasi diffuse, che vengono a torto poi attribuite al tumore “primario”, ormai inerte da tempo.
*14) Emblematico in tal senso è il comportamento di alcune industrie alimentari “illuminate”, che hanno spontaneamente adottato un codice di autodisciplina eliminando totalmente i grassi idrogenati – trans dai loro prodotti: Barilla, Nestlè etc. (vedi “Il Sole-24 ore” del 26/7/07, inserto “Nova”), anticipando così un’azione di tutela che dovrebbe essere affidata a quegli organismi pubblici di protezione che, troppo coinvolti in interessi innominabili, fingono di dormire mandando allo sbaraglio la salute dei cittadini.
*15) In realtà ci sarebbe anche l’aglio orsino (Allium Ursinum), perfino più efficace dell’aglio stesso e di cui i nostri boschi sono stracolmi… Esso deve il proprio nome al fatto che gli orsi (ormai quasi estinti, ma un tempo molto comuni) al proprio risveglio dopo il letargo invernale usavano mangiare grandi quantità di questo aromatico vegetale per depurarsi completamente dalle tossine accumulate durante il loro lungo sonno.
Infatti sembra che fra tutte le liliacee sia proprio l’Allium Ursinum ad avere le più spiccate doti depurative e anti-cancro. Ma non mi illudo che noi pigri uomini moderni osiamo abbandonare gli agi delle nostre dimore cittadine per sfidare l’ira dei fauni e dei satiri boschivi alla ricerca degli aromatici bulbi dell’aglio orsino, per cui mi limiterò a consigliare un largo uso del comune aglio, facilmente reperibile in qualunque supermercato: si sappia solo che esitono almeno 3 specie di aglio (oltre all’aglio orsino): l’Aglio Bianco (Aglio bianco piacentino, assai diffuso in Italia, Bianco del Fucino, Bianco di Napoli, Bianco calabrese, Bianco polesano, il Bianco della Provenza etc.), che è quello più comunemente reperibile, dato che gode di tempi di conservazione più lunghi e che fortunatamente è anche quello più forte dal punto di vista aromatico e curativo; l’Aglio Rosso ( fra cui il Rosso di Sulmona, di Nubìa, di Castelliri, di Proceno … il Rosa napoletano e il Rosso francese), specie che godono di un ciclo di produzione più breve ma che sono meno idonee ad una lunga conservazione e sono anche meno forti dal punto di vista curativo ed aromatico, ma più delicate come aroma e quindi più adatte ai palati fini, e finalmente l’Aglio Gigante (Allium Scorodoprasum e Allium Ampeloprasum L. var. Holmense ) a volte denominato anche “Aglio Elefante” che offre un aroma meno pungente ed invasivo dei fratelli bianchi e rossi.
Per un corretto uso anti-cancro si privilegerà quindi l’uso dell’aglio bianco, assai aromatico e più ricco di essenze curative.

*16) Il Naturopata alternativo invece non si arrenderà tanto facilmente, avendo a disposizione mezzi ben più efficaci degli antibiotici di sintesi (che oltretutto sono parecchio tossici e causano seri effetti collaterali).
Oltre all’aglio, a diversi oli essenziali e a numerosi prodotti omeopatici, che agiscono sia localmente che rinforzando l’intero sistema, il Naturopata può utilizzare l’argento colloidale, che è il più potente antibatterico, antimicotico e antivirale che si conosca, nei cui confronti nessun microrganismo è finora riuscito a sviluppare alcuna resistenza ( 26 – A10-A11-A12). Esso è considerato efficace anche nei confronti dell’HIV e se correttamente impiegato non provoca nessun effetto collaterale nocivo. Ancora oggi i sali d’argento (comunque meno efficaci e più problematici da usare rispetto all’argento colloidale stesso) sono l’unico rimedio riconosciuto efficace nei confronti dello Pseudomonas Aeruginosa, che se non viene adeguatamente combattuto con pomate a base d’argento è causa di morte per la maggior parte dei grandi ustionati.
Essendo un prodotto galenico utilizzato fin dal Medioevo (anche se a quei tempi non era disponibile nella sua forma colloidale, che è di gran lunga quella più efficace), l’argento e i suoi derivati non sono soggetti ad omologazione e a prescrizione medica e possono quindi essere liberamente utilizzati anche dai privati.
L’argento colloidale può essere facilmente prodotto a casa propria, ha un costo praticamente nullo (in effetti il costo maggiore che si affronta nella sua preparazione è quello dell’acquisto dell’acqua distillata che sta alla base della sua sospensione) e non può essere nè brevettato nè venduto sotto licenza.
Dato che la sua diffusione (è altamente efficace nei confronti di oltre 650 patologie (26)) renderebbe totalmente inutili tutti gli antibiotici, antimicotici e antivirali attualmente in commercio, con danno incalcolabile per le case farmaceutiche che sarebbero costrette alla chiusura della maggior parte dei propri impianti di produzione, ben si comprende perchè intorno ad esso sia stato eretto un muro di omertà e di silenzio difficilmente penetrabile…

Come se tutto ciò non bastasse, contro l’argento colloidale ci si è messo pure il segreto militare: quando le armate russe nel 1956 invasero l’Ungheria, trovarono che negli ospedali locali a causa della mancanza cronica di medicine, dovuta alla povertà dei bilanci, si faceva largo uso di un’efficacissima ed economica sostanza che veniva prodotta in loco: l’argento colloidale, appunto! Dato che ufficialmente non si sapeva nemmeno cosa fosse, iniziarono gli esperimenti per conoscerne tutte le proprietà scoprendo che (orrore!!!) esso era efficace perfino nei confronti dei microrganismi patogeni appositamente creati per essere resistenti agli antibiotici nei segretissimi laboratori militari dell’Armata Rossa, ai fini di un loro utilizzo nell’ambito di una guerra batteriologica. Decenni di avanzati e costosi studi mandati in fumo da una sostanza di così facile produzione! La “logica” conclusione fu che l’uso dell’argento colloidale venne immediatamente proibito in tutto il territorio sovietico ed ogni relativa notizia sottoposta a segreto militare!

*17) Un’azienda farmaceutica che produce il germanio organico (Ge-132) in Italia è ad esempio la Farmalabor – Farmacisti Associati di Canosa di Puglia (Bari), via Pozzillo, Zona Industriale, con sede a Milano in Corso di Porta Vittoria 56, numero verde per ordini telefonici 840 709 543, per ordini via fax 800 085 708. Il costo è di euro 9,50 al grammo, per piccoli quantitativi, con minimo di 1 grammo (già compreso della ricarica della farmacia, che come si sa sui prodotti parafarmaceutici arriva al 100 % e più) (vedi Nota *12).

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