TESI - cap. A – Introduzione

Nella tesi si sostiene che il cancro è un problema largamente evitabile, che non è causato dal fortuito risultato di circostanze casualmente avverse, ma è la logica ed ineluttabile conclusione di un lungo e circostanziato processo di decadimento dell’intero organismo.

Le tossine, che con le nostre frequentazioni e coi nostri comportamenti costantemente accumuliamo nei ricettacoli del nostro corpo, svolgono un ruolo primario nella genesi e nella manifestazione del “male del secolo”.

Nei primi tre capitoli si parla quindi di tre cure naturali, diverse ma non per questo non complementari, utili a prevenire ed eliminare l’accumulo di sostanze tossiche e cancerogene nei nostri tessuti, con speciale riferimento al connettivo/interstiziale, che costituisce il vero “terreno” da cui traiamo il sostentamento necessario alla vita delle cellule e quindi alla salute stessa del nostro intero organismo.

L’Essiac è un semplice decotto di erbe che un popolo antico, saggio ed ispirato, che da sempre vive in simbiosi con la Natura, ha saputo donare all’uomo moderno in soccorso dei suoi mali. Le supreme doti disintossicanti e l’azione armonica e sinergetica di umili erbe, accuratamente scelte e dosate in base all’esperienza derivata da secoli di pratica costante “sul campo”, sono risultate oltremodo efficaci per la cura di svariate malattie cronico – degenerative, davanti alle quali la scienza ufficiale si dimostra tuttora impotente. L’impegno e l’abnegazione di una modesta infermiera – Cassie – ha permesso di far conoscere questo sistema e di applicarlo anche alla cura del cancro. Nel primo capitolo si descrivono quindi accuratamente i metodi di preparazione e d’uso del decotto, indicando anche le fonti di approvvigionamento.
L’uomo moderno, ponendosi con umiltà davanti alla potente espressione di questo miracolo della Natura, potrà trarre dall’Essiac una delle fonti del proprio benessere, usandolo non soltanto come cura ma anche come prevenzione naturale nei confronti del cancro e di quasi ogni altro male.

Anche nel secondo capitolo si parla di un rimedio naturale simile – l’Aloe – che è stato riscoperto da un umile religioso fra i mezzi che la gente comune, povera ma non priva di risorse, usa in Brasile per auto-curarsi, ottenendo risultati molto migliori di quelli riportati dalla medicina accademica nelle cliniche dei ricchi. In questo modo l’Aloe è stato messo a disposizione anche di chi ha ormai perso ogni speranza di guarigione.
In questo capitolo si sostiene che l’Aloe può far ricuperare la salute non solo agli ammalati di cancro, ma anche a chi soffre di svariati mali “incurabili”, e che in campo preventivo essa può garantire un’efficace protezione naturale, sia impedendo un pericoloso accumulo di tossine cancerogene, sia inducendo l’apoptosi (suicidio programmato) delle cellule neoplastiche già formate, elevando nel contempo il livello di benessere soggettivo della persona. Si descrivono quindi la storia e le virtù dell’Aloe, la sua composizione, la sua efficacia in campo medico e le modalità di preparazione e somministrazione del frullato terapeutico secondo la ricetta tradizionale brasiliana divulgata da Padre Romano Zago.

Nel terzo capitolo si va alla scoperta di un altro supremo rimedio tradizionale degli umili, un semplice tè fermentato che possiede la capacità di depurare profondamente il fegato e di liberare l’organismo dagli effetti negativi di alcool, veleni, droghe e tossine del mondo industrializzato.
Il Kombucha si è rivelato un prezioso alleato non solo per combattere il cancro, ma anche per ottenere quella salute e quel benessere che tanto sfuggono all’uomo moderno. Modalità di preparazione e di somministrazione sono accuratamente descritte, con ampia discussione sul possibile uso di diverse materie prime.

Nel quarto e nel quinto capitolo entriamo in un campo tanto prediletto (e tanto figliol prodigo) alla medicina moderna: l’eliminazione delle cellule cancerose.
La vitamina B17 è in grado di eliminare direttamente e selettivamente tutte le cellule degenerate, sfruttando i punti deboli del loro metabolismo per liberare, solo e soltanto al loro interno, alte dosi di quel potente veleno che ancora oggi non conosce antidoto alcuno: il cianuro. Nessuna neoplasia potrà formarsi all’interno di un siffatto “campo minato”, né alcun tumore di ridotte proporzioni potrà sopravvivere in presenza di adeguati dosaggi di vitamina B17, a patto che il “terreno” inquinato che ha costretto la cellule alla degenerazione e allo sviluppo del male venga contestualmente recuperato attraverso un profondo processo naturale di bonifica.
Nel capitolo si dà spazio agli ampi studi indipendenti disponibili sull’efficacia di questo rimedio, evidenziando anche come l’organizzazione medico-farmaceutica ufficiale abbia strenuamente lottato per sopprimere questo metodo di cura naturale, non brevettabile, privo di effetti collaterali ed alla portata di tutti che si pone in diretta concorrenza con le lucrosissime chemioterapie, dimostrandosi addirittura assai più efficace di queste nell’eliminazione diretta e selettiva delle cellule cancerose (una vera chemioterapia “mirata” naturale!).

L’ascorbato di potassio invece opera in un modo più fine: se la vitamina B17 lavora di sciabola, l’ascorbato ricama di fioretto, riuscendo in quel compito che ancora oggi la medicina ritiene impossibile: la riconversione delle cellule degenerate in cellule nuovamente sane e, in campo preventivo, la riparazione e la cura delle cellule prima che degenerino. Un po’ come trasformare un palestinese in un borghese benestante e benpensante prima che corra disperatamente a farsi esplodere in un attentato kamikaze… Ho tentato di spiegare come riesce a farlo basandomi sui lavori di Valsè Pantellini, scopritore dell’ascorbato di potassio, ed avanzando delle mie ipotesi nel capitolo 5 e nelle relative note, anche se sicuramente occorrerà una certa dose di intuizione per riuscire a comprenderne le spiegazioni, perché purtroppo (o per fortuna) mi considero più un semplice Naturopata che un dotto biochimico.
Anche per l’ascorbato di potassio si indicano nel capitolo le modalità d’uso e si forniscono consigli pratici di preparazione ed assunzione, sostenendo la necessità di un impiego continuativo a scopo non solo di cura ma anche e soprattutto di prevenzione.

Nel sesto capitolo è stato affrontato l’arduo compito di discernere fra le sostanze utili più importanti in una possibile dieta anticancro, scegliendo fra integratori, cibi e bevande il più possibile di uso comune. Credo che la parola chiave di tutta la trattazione sia appunto stata: “possibile”. Si è cercato di evitare tutto ciò che fosse complicato, spiacevole o difficile da praticare o da reperire, costoso da acquistare o pericoloso da usare. Il risultato è stato comunque ampio. Si è arrivati a dimostrare che ognuno (e per “ognuno” si è voluto intendere la persona comune e non un eroe omerico!) ha ampia possibilità di scelta per proteggersi in modo assai efficace dal cancro, migliorando anche soltanto di poco la propria dieta e inquadrando col minimo sforzo possibile le proprie abitudini. Nella tesi si afferma che è sufficiente evitare gli errori di alimentazione più gravi ed assumere almeno i protettivi più efficaci e più facili da usare per ridurre i rischi a livelli accettabili. Nessuno è invulnerabile davanti alla fatalità, ma si è voluto sostenere che la sfortuna non esiste e che ognuno alla lunga è responsabile delle proprie azioni, dato che si raccoglie ciò che si semina. L’importante è saper scegliere con cognizione di causa, e nel capitolo 6 si è appunto cercato di esporre i più moderni risultati in campo di prevenzione alimentare, evitando però per quanto possibile gli elementi ancora controversi (come ad esempio l’uso della soia e dei fito-estrogeni).

Nel capitolo 7 è stata esposta una teoria molto soggettiva ed una diversa interpretazione sul vizio del fumo, cercando di prendere realisticamente atto della realtà vissuta dai fumatori e proponendo un innovativo metodo per minimizzare i rischi di contrarre il cancro, pur continuando a fumare.

Nel capitolo 8 si è cercato infine di stilare un programma che fosse d’aiuto a coloro (forse la maggioranza) che non avranno la pazienza di leggere e soprattutto di praticare le raccomandazioni di questo lavoro per intero: viene esposto in poche parole un sintetico “vademecum”, utile per chi vuole rapidamente sapere come ottenere la migliore protezione possibile dal cancro.
Non si è esitato a toccare anche argomenti scabrosi o tabù come il fumo e la droga, pur con la coscienza che la perfetta ma poco credibile giornata del “salutista intelligente” costituisce un programma assai improbabile da adottare nella sua totalità, utile però a fornire almeno una serie di spunti da seguire il più frequentemente possibile.
Si è tenuto ben presente infatti che nessuno è perfetto e nessuno vuol vivere in eterno, se a costo di pesanti sacrifici, cercando però di dimostrare che anche qui l’equilibrio sta nell’Aurea Via di Mezzo già insegnata dal Budda: avere davanti a sé una “ Perfetta Via” da seguire può permettere di compiere saggiamente almeno qualcuna di quelle piccole e facili scelte positive di tutti i giorni, che possono costituire la differenza fra una vita di sano benessere e un futuro di penosa malattia.

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