TESI - cap. 5.01 Introduzione

Nel 1948 il dott. Gianfranco Valsè Pantellini lavorava come biochimico sotto la direzione del prof. Trotti al Centro Tumori di Firenze, effettuando ricerche sull’azione dei lisati dei lieviti nelle malattie neoplastiche.
Una sua conoscente si rivolse a lui in cerca di aiuto, perché al marito, un orefice di Ponte Vecchio, era stato diagnosticato un tumore allo stomaco in fase avanzata, non operabile, e ormai senza speranze di guarigione. La signora chiese un rimedio che potesse alleviare gli atroci dolori allo stomaco del marito e facilitarne la digestione, nel tentativo di garantire almeno un relativo sollievo nelle ultime fasi di vita. Il dott. Pantellini prescrisse una sperimentata ed antica ricetta: limonate zuccherate addizionate di un mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio, rimedio chiaramente palliativo ma in grado di apportare almeno un relativo giovamento. Dopo sei mesi fu molto stupito di incontrare l’orefice completamente ristabilito che aveva potuto riprendere le sue normali attività. Egli infatti morì soltanto circa vent’anni dopo, per attacco cardiaco. Assai incuriosito dapprima si accertò che i medici non avessero commesso qualche banale errore, come ad esempio uno scambio di radiografie, e poi avendo appurato l’effettiva malattia e l’avvenuta guarigione iniziò ad indagare sulle cause dell’apparente miracolo. Scoperse che per errore il farmacista dell’ammalato gli aveva consegnato bicarbonato di Potassio invece che bicarbonato di Sodio, che era stato aggiunto alla limonata, come consigliato dallo stesso Pantellini, per neutralizzarne l’acidità.
Con ostinazione e dedizione il dott. Pantellini iniziò ad indagare sui composti che si creano nella limonata in presenza di bicarbonato di potassio, nella speranza di isolare un prodotto attivo contro il cancro. Indubbiamente egli fu in questo lavoro molto aiutato dal fatto che la sua professione fosse proprio quella di biochimico, e che lavorasse presso il Centro Tumori di Firenze, che disponeva di un attrezzato laboratorio.
Iniziò quindi ad isolare tutti i Sali che si formano nella reazione fra gli acidi del limone e il bicarbonato di potassio, procedendo a testarli sia sugli animali (prove di valore relativo, visto che gli animali hanno un metabolismo diverso da quello umano, soprattutto per quanto riguarda l’acido ascorbico ( P e Q), ma comunque importanti per valutare gli effetti di un’eventuale tossicità) che soprattutto sull’uomo. Tramite conoscenze si fece assegnare 5 volontari oncologici in fase terminale, sui quali sperimentò dapprima i sali degli acidi citrico e tartarico, senza risultati, e poi quelli dell’acido ascorbico, che rivelarono effetti positivi sui malati, con aumento di appetito, di peso corporeo, diminuzione dei dolori e ripresa delle occupazioni. In particolar modo fu l’ascorbato di potassio ad evidenziare una spiccata risposta positiva. Anzi, proseguendo le sperimentazioni, il dott. Pantellini potè verificare che in alcuni casi il male regrediva completamente, specialmente se si trattava di malattia ai primi stadi. Anche nei casi più difficili il miglioramento durava da alcuni mesi ad alcuni anni, prima che la malattia riprendesse il proprio decorso.
La terapia messa a punto dal dott. Pantellini è molto semplice:

– in caso di cura per malattia già conclamata: 0,15 gr. di acido ascorbico e 0,30 gr. di bicarbonato di potassio 3 volte al giorno.

– per la prevenzione: 0,15 gr. di acido ascorbico e 0,30 gr. di bicarbonato di potassio 3 volte alla settimana per 5 mesi consecutivi, poi interrompere un mese e poi ricominciare.

Le dosi vanno assunte a digiuno (solo al mattino nel caso di una sola dose) prima dei pasti, lasciando trascorrere un quarto d’ora prima di assumere cibo.

I componenti vanno tenuti al riparo dalla luce, dall’aria e dall’umidità ( meglio se in bustine mono-dose di film accoppiato politene-alluminio, che forniscono un’ottima barriera) e miscelati al momento in poca acqua e assunti subito, perché l’ascorbato di potassio è un prodotto piuttosto instabile e anche la vitamina C-acido/L-ascorbico e il bicarbonato di potassio sono sensibili all’umidità e un poco anche alla luce intensa. Al momento della miscelazione dei due componenti in acqua si manifesta un’effervescenza con produzione di anidride carbonica, che lascia il liquido piacevolmente gasato. Il sapore della “medicina” è gradevole, né acido né amaro, forse a conferma del fatto che la Natura ha insegnato al nostro corpo a distinguere i prodotti sani ed utili da quelli nocivi.

Chissà che sapore ha la flebo di chemioterapia? Ma non credo che sia permesso di assaggiarla, né che convenga farlo se si tiene alla propria lingua, dato che i medici e gli infermieri per praticare un’endovena di chemioterapia sono costretti a proteggersi con guanti di gomma e devono fare molta attenzione a non schizzarsi col prodotto, perché anche una sola goccia in genere provoca ulcerazioni all’epidermide, ha effetto cancerogeno (ma non è un controsenso cercare di curare il cancro con prodotti che il cancro lo creano? (B, 8 e 4) E qui non si tratta di “simillimum” omeopatico, ma di dosi da cavallo…) e i materiali usati vanno smaltiti nei rifiuti speciali con le procedure e cautele riservate ai prodotti chimici altamente tossici. D’altronde non penso che si potrebbe fare altrimenti, con prodotti come ad esempio la tossica ciclofosfamide, un derivato diretto dell’iprite (in pratica non è altro che un’iprite chelata, cioè resa meglio assimilabile e più “biodisponibile”) il famoso gas “mostarda” che tanti morti ha fatto durante la prima guerra mondiale…(A, B e 4).

Sull’ascorbato di potassio altro non ci sarebbe da aggiungere, se non che la casistica dei successi (remissione totale o rallentamento della malattia) è molto ampia e che un esperimento su centinaia di volontari che stanno assumendo sotto controllo e a scopo di prevenzione la dose consigliata di ascorbato di potassio non ha evidenziato, ad oggi e a distanza di decine di anni dall’inizio della prova, un solo caso di cancro o di malattie virali, fatto di notevole rilievo se si considera che l’incidenza del cancro è attualmente ormai di una persona su tre nel corso della vita ( e basta guardarsi attorno per rendersene conto).
Molto maggiore è comunque anche l’incidenza delle malattie virali, che l’ascorbato di potassio sembra proprio bloccare in modo efficace.

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