TESI - cap. 6.06 Ubiquinone – Coenzima Q10

Il misconosciuto Ubiquinone (CoQ10) è uno dei due più importanti nutrienti essenziali del nostro organismo (l’altro è la vitamina C, o acido ascorbico). Sfortunatamente esso è stato ben poco studiato e pubblicizzato, tanto che in pochi ne hanno sentito parlare, dato che non è brevettabile e quindi non permette alle case farmaceutiche di trarne i soliti ingenti profitti (Linus Pauling – doppiamente premio Nobel). “Questo è stato uno dei più letali errori della medicina moderna, perché nessuna cellula, organo, funzione, rimedio etc., può evitare un cattivo funzionamento senza che i nutrienti essenziali, in special modo questi due, siano ad un livello ottimale” ( I ).
L’integrazione di questi due elementi (CoQ10 e vitamina C) andrebbe considerata una priorità: per l’acido ascorbico durante tutta la vita, sin dalla nascita, perché (come già riportato in altra parte di questa tesi) il nostro corpo ha perso la capacità di sintetizzarlo in modo autonomo, avendo perso nel corso dell’evoluzione, circa 60 milioni di anni fa, uno dei 4 enzimi necessari per sintetizzarlo a partire dal glucosio (lo L-Gulonolactone oxidase, o GLO), e per l’Ubiquinone in dosi progressive a partire dai 21 anni (vedi oltre), perché il corpo invecchiando non riesce più a produrlo in quantità sufficiente (la sua sintesi dipende dalla vitamina E, che è anch’essa un “quinone”, come anche la vitamina K. Tutti i quinoni sono caratterizzati dalla presenza di un “anello” aromatico…(15)).

L’Ubiquinone fu scoperto nel 1957 dal dr. Fred Crane dell’Università del Wisconsin, USA, ed è definito anche come “Coenzima Q10” (CoQ10) perché si comporta come un catalizzatore in numerosissime reazioni chimiche dell’organismo.

Il nostro corpo non può sopravvivere senza di esso. Già una riduzione del 25% dei livelli normali provoca una serie di gravi problemi, fra cui alta pressione, angina, attacchi cardiaci, problemi peridentali, depressione del sistema immunitario, mancanza di energia, anormale ingrassamento e perfino morte prematura. Una riduzione del 75% porta a morte certa.

Il CoQ10 si trova in ogni cellula del corpo e svolge un ruolo essenziale nella produzione dell’energia che ci permette di vivere, dato che presiede alla produzione dall’ATP (Adenosintrifosfato) che sta alla base del funzionamento muscolare. Per questo il CoQ10 si trova in alte concentrazioni nelle cellule dei muscoli e specialmente in quelle del cuore, che necessitano di un continuo afflusso di energia.

La caratteristica più importante del CoQ10 è che esso è in grado di trasportare l’ossigeno dentro e fuori dalle cellule. Esso fa parte integrante della membrana dei mitocondri, che sono i veri artefici della produzione dell’ATP e producono il 95% dell’energia che ci fa vivere.
Alti tassi di CoQ10 migliorano la respirazione cellulare e facilitano la produzione di energia.
Dato che il cancro in ultima analisi è dovuto ad una carenza di ossigeno all’interno della cellula, che porta al collasso i mitocondri (vedi Nota *2 della parte di questo lavoro dedicata all’ascorbato di potassio), si comprende facilmente l’estrema importanza del ruolo svolto dal CoQ10 nella prevenzione di ogni forma di cancro e l’assoluta necessità di mantenerne alti i livelli nel corpo, facendo ogni sforzo per provvedere in caso di necessità ad un’adeguata integrazione.

Tra l’altro è interessante notare come il CoQ10 raggiunga le concentrazioni più alte proprio nelle cellule del cuore, le uniche cellule che non sono mai soggette al cancro! (insieme agli eritrociti – globuli rossi- che però non hanno bisogno di ossigenarsi perché già trasportano l’ossigeno al loro interno). Il cuore ha bisogno di grandi quantità di ossigeno per poter funzionare, e quindi il corpo lo rifornisce con priorità del preziosissimo CoQ10, facendo di tutto per mantenerne efficiente il ciclo di respirazione cellulare. Quando l’efficienza respiratoria delle cellule cardiache diminuisce e scende sotto un certo livello, esse non hanno il tempo di ritornare al primitivo e inefficiente meccanismo di produzione dell’energia tramite fermentazione, degenerando in cancro, perché il cuore smette di battere molto prima che ciò avvenga (12).

Interessanti in tal senso sono anche gli studi del dr. Cornelis Moermann e del naturopata Rudolf Breuss (4), fra i primi a sostenere la necessità di migliorare la respirazione cellulare per evitare il cancro, che partirono dall’osservazione che risulta impossibile causare il cancro nei piccioni viaggiatori, pur bombardandoli con i più letali veleni cancerogeni. Essi infatti sono dotati di un metabolismo assolutamente eccezionale ed efficiente, supportato anche da un’eccellente ossigenazione e circolazione sanguigna, che consente loro di mantenersi in volo per centinaia di chilometri senza assumere cibo o bevanda, con qualsiasi condizione atmosferica. Sono come macchine da corsa con un motore che gira soltanto ad un altissimo numero di giri, senza la possibilità di mantenere il “minimo”.
Non appena però il regime comincia a calare a causa della diminuzione di efficienza dovuta ad un qualunque fattore esterno o interno (per esempio i veleni che dovrebbero in breve causare il cancro), il “motore si ingolfa” e il piccione muore ancor prima di avere la possibilità di ammalarsi seriamente.

Nonostante non sia riuscito a trovare alcun dato in merito, mi sento di scommettere che nei piccioni viaggiatori i livelli di CoQ10 ( o di un simile enzima, magari più efficiente, che svolge lo stesso compito) si mantengono sempre relativamente molto alti fino all’ultimo proteggendoli dal cancro tramite un’efficace ossigenazione, proprio come avviene al nostro cuore.

Fra l’altro il CoQ10 dimostra la capacità di proteggere il cuore dalla privazione di ossigeno nei pazienti ischemici, consentendo loro di vivere molto più a lungo. Inoltre pazienti sottoposti ad interventi chirurgici a cuore aperto pre-trattati con somministrazioni di CoQ10 hanno dimostrato una migliore riuscita e un tempo di recupero molto più breve di quelli non trattati (23), dimostrando ulteriormente la capacità dell’Ubiquinone di migliorare l’ossigenazione del muscolo cardiaco e di conseguenza anche dell’organismo in generale, ottenendo come importante effetto collaterale quello di difenderlo efficacemente dal cancro (insufficiente respirazione cellulare = produzione di energia mediante ciclo fermentativo anaerobico = CANCRO).

Anche in caso di cancro conclamato il CoQ10 si è rivelato utile, sia in presenza che in assenza di chemioterapia. Per esempio presso l’Istituto di Ricerche Biomediche dell’Università del Texas di Austin (Texas, USA) è stato somministrata Adriamicina (un potente e fin troppo abusato farmaco chemioterapico, assai tossico) a due gruppi di topi malati di cancro, uno dei quali pre-trattato con CoQ10 : in quest’ultimo gruppo si ottenne un tasso di sopravvivenza fra l’80 e l’86%, mentre nell’altro gruppo non trattato con CoQ10 il tasso di sopravvivenza si fermò fra il 36 e il 42% (meno della metà!) (23).
Parimenti nell’uomo la somministrazione di 100 mg al giorno di CoQ10 si è dimostrata in grado di proteggere anche a lungo termine il cuore dai problemi causati da una chemioterapia con Adriamicina (3).

In un altro studio si ottenne un miglioramento nel 100% dei casi, e perfino una parziale remissione in 6 casi, in un gruppo di 32 donne con cancro al seno e metastasi, alle quali erano stati somministrati solo 90 mg al giorno di CoQ10 (senza chemioterapia, radioterapia o interventi chirurgici) unitamente a vitamina C, E, beta-carotene e acidi grassi essenziali. A distanza di 18 mesi tutte le 32 donne del gruppo erano ancora vive (fatto anomalo visto le condizioni di partenza) e, fatto straordinario, nessuna aveva sviluppato ulteriori metastasi.

In un altro caso una paziente di 44 anni con cancro al seno e diffuse metastasi al fegato venne riportata in buona salute, con totale sparizione delle metastasi, con una terapia di 11 mesi con 390 mg al giorno di CoQ10 (23).

La grande efficacia nella prevenzione del cancro attribuita al CoQ10 è anche dovuta, oltre alle sue doti di “carrier” dell’ossigeno e alla sua capacità di mantenere in buona efficienza la membrana cellulare e quella dei mitocondri, alla sua abilità nel neutralizzare i radicali liberi, dove dimostra un’efficacia 50 volte maggiore della vitamina E (16).
Bassi livelli di CoQ10 permettono il manifestarsi di danni ossidativi al DNA mitocondriale, che specialmente per le cellule cerebrali non sono più reversibili.
In ultima analisi sembra che il processo di invecchiamento (senescenza) sia almeno in buona parte dovuto ai danni che si creano durante i periodi in cui i livelli di Ubiquinone si abbassano a valori insufficienti (di norma ciò avviene in caso di grave malattia, e infatti è comune constatare come, dopo una degenza particolarmente sofferta, Tizio o Caio “sembrino invecchiati di 10 anni”).

INTEGRAZIONI, DOSAGGI E SICUREZZA D’USO DEL CoQ10

L’organismo umano è in grado di auto-produrre il CoQ10, ma la sua sintesi si riduce in caso di malattia e soprattutto decresce progressivamente già a partire dai 21 anni.
Si può veramente dire che a partire da questa età la gioventù finisce e inizia il declino fisico.
Chi non fosse d’accordo con questa affermazione dovrebbe considerare il fatto che la maggior parte dei records negli sports che richiedono intense prestazioni fisiche e un metabolismo molto efficiente (ricordiamo i piccioni viaggiatori) sono ottenuti da atleti molto giovani. Basti pensare al nuoto, dove a 20 anni si è già considerati anziani! La ragione di tale declino non è difficile da comprendere: una minore quantità di CoQ10 disponibile comporta una minore efficienza nella produzione di ATP da parte dei mitocondri, le centrali di energia delle cellule, e quindi minore efficienza nel sopportare sforzi estremi a livello muscolare.
Un adeguato iper-dosaggio di CoQ10 durante il periodo precedente le gare secondo noi potrebbe migliorare grandemente le prestazioni degli sportivi, senza cadere nei problemi connessi all’uso di doping o di sostanze varie. Ma questo fa parte di tutto un altro discorso!

Nel corpo di un adulto sano la riserva stabile di CoQ10 è valutata in circa 2.000 mg. Per il mantenimento di questi livelli occorre sintetizzarne o assumerne almeno 500 mg al giorno, perché il turnover medio nei vari tessuti è di circa 4 giorni. Dato che la dieta occidentale è mediamente in grado di fornire soltanto 5 mg al giorno (vedi nota *2), risulta evidente che le persone anziane o malate sono obbligate ad assumere un’adeguata integrazione, se non vogliono rassegnarsi a subire gli effetti di una prolungata e progressiva carenza, fino all’invecchiamento precoce di tutti gli organi e al manifestarsi di danni irreversibili alle cellule cerebrali, oltre alla generale e purtroppo scarsamente reversibile diminuzione di efficienza di tutti i mitocondri.
La buona notizia è che l’Ubiquinone è assolutamente privo di tossicità e che anche in dosi molto alte non dà adito ad effetti collaterali.
Studi su larga scala hanno appurato che una somministrazione prolungata di 800 mg al giorno per via orale, in grado di alzare i livelli ematici del CoQ10 a 4 ppm, livello assai adatto ad un’efficace protezione, non crea alcun effetto negativo (I). I giapponesi nel 1984 si sono spinti anche molto oltre, arrivando ad ottenere nel sangue tassi di 80 ppm (venti volte quelli considerati ottimali) rilevando soltanto un aumento degli effetti positivi.
L’unica precauzione da prendere riguarda i pazienti che soffrono di una forte ipo-acidità gastrica: essendo per tale motivo soggetti ad infezioni da Candida alla zona alta dell’intestino, devono evitare di assumere Ubiquinone per bocca, perché quest’ultimo favorisce lo sviluppo della Candida in un ambiente scarsamente acido.

Il dosaggio deve variare secondo l’età e le condizioni di salute del soggetto: per una persona sana fra i 30 e i 40 anni si può considerare un’integrazione di 60/80 mg circa al giorno, per arrivare poi ai 120 mg-giorno che è il dosaggio raccomandato per una persona adulta in discrete condizioni di salute.
Il dosaggio va aumentato in caso di malattia e col procedere dell’età, perché il corpo invecchiando perde i quattro quinti della propria capacità di sintetizzare il Co10 (quindi la quantità a disposizione si riduce al 20% soltanto). Non ci meravigliamo quindi del fatto che le persone anziane non abbiano energia e facciano fatica a sopportare ogni minimo sforzo. Infatti le loro cellule per carenza di CoQ10 stentano a respirare!

Si può quindi dire che non è la vecchiaia ad essere responsabile della nostra mancanza di energie, ma che è la mancanza di energie, causata anche dalla progressiva incapacità di sintetizzare sufficienti quantitativi di CoQ10, che causa il decadimento senile.
Le persone molto anziane (70 e più anni) e i malati di cuore dovrebbero assumere 400 mg di CoQ10 al giorno ( I e 23) (del resto il calcolo è presto fatto: se occorrono 500 mg al giorno e il corpo è ormai in grado di sintetizzarne soltanto un quinto, cioè 100 mg, per non andare in carenza occorre assumerne 400 mg da fonti esterne).

L’Ubiquinone coenzima Q10 si può trovare nelle migliori erboristerie in capsule, sotto forma di integratore singolo o in unione ad altri principi attivi, oppure si può richiedere al proprio farmacista, che sarà felice di procurarlo su commessa. Un’azienda farmaceutica che lo produce in Italia è ad esempio la Farmalabor – Farmacisti Associati di Canosa di Puglia (Bari), via Pozzillo, Zona Industriale, con sede a Milano in Corso di Porta Vittoria 56, numero verde per ordini telefonici 840 709 543, per ordini via fax 800 085 708.
Il costo presso questa ditta è di euro 9,50 al grammo, per piccoli quantitativi, con minimo di 1 grammo (già compreso della ricarica della farmacia, che come si sa sui prodotti parafarmaceutici arriva al 100 %) (vedi nota *12).
Tramite internet si possono trovare numerosi siti che vendono il CoQ10 già confezionato in capsule, con comode spedizioni al proprio domicilio. Ad esempio il sito della Health Supplements (http://www.health-supplements.eu/store.asp?catId=22 ) propone diverse confezioni in dosaggi e presentazioni differenti: 240 capsule da 30 mg costano 37,40 Euro, 60 capsule da 200 mg dispersi in olio d’oliva (i grassi infatti facilitano l’assimilazione del CoQ10) costano 62,90 Euro, 60 capsule da 200 mg con estratto di pepe nero (sempre per facilitarne l’assorbimento da parte del sistema digerente) costano 52,40 Euro, etc. La spedizione è gratuita e il pagamento avviene tramite carta di credito (anche di tipo ricaricabile) in “modo sicuro”.
Un altro sito interessante è quello della Super-Smart (http://www.super-smart.eu/article.pl?id=0479 ) dove il CoQ10 viene offerto sotto forma di “Ubiquinolo”, che è la forma in cui il corpo lo “riduce” dopo l’assunzione. L’Ubiquinolo sembrerebbe 8 volte più attivo del CoQ10 base, sia perché totalmente assimilabile, sia perché manterrebbe efficacia e concentrazioni ematiche elevate molto più a lungo di questultimo; 100 capsule da 50 mg costano 59 Euro, più 6 Euro di spedizione.
Come si vede i costi per una corretta integrazione sono abbordabili.

E’ raccomandabile assumere il CoQ10 unitamente a qualche fonte lipidica, perché così facendo se ne facilita l’assorbimento e la biodisponibilità. Una buona soluzione potrebbe già essere quella di scioglierlo in un cucchiaino di olio d’oliva. La scelta ottimale sarebbe invece quella di dare la preferenza ad una fonte di omega-3, cioè pesce azzurro o comunque grasso, noci, semi di lino e, con i ben precisi limiti esposti nella sezione di questo lavoro dedicata ai grassi polinsaturi, olio di semi di lino.

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