TESI - cap. 6.11 Il buon vino fa sempre buon sangue

Verso la fine del XX secolo vennero svolti studi allo scopo di identificare i fattori di rischio responsabili dell’elevato tasso di mortalità nel mondo occidentale per problemi coronarici. Sorprendentemente si scoprì che i francesi, pur adottando un’alimentazione assai ricca di grassi animali e pur essendo soggetti a svariati fattori di rischio (elevato tabagismo, ipertensione, colesterolo alto) sono colpiti da mortalità in seguito a fattori coronarici due volte meno rispetto agli inglesi e agli americani (paradosso francese).
Avendo escluso la responsabilità di fattori genetici, si è supposto che il fattore di protezione principale fosse dovuto al consumo di vino rosso. Studi condotti su più di 210.000 persone in diciotto Paesi diversi confermarono il fatto che un consumo moderato di vino rosso porta ad una notevole riduzione del rischio di malattie cardiache.
La seguente tabella pubblicata sulla rivista medica “Lancet” e ripresa da Bèliveau e Gingras (21) sintetizza questi risultati:

A sorpresa, studi più approfonditi condotti in Danimarca evidenziarono che non soltanto un consumo moderato di vino protegge dalle malattie coronariche, ma riduce anche fortemente la mortalità associata al cancro.

In pratica chi beve un paio di bicchieri di vino al giorno vive molto più a lungo e in buona salute di chi è astemio, beve troppo o assume altri tipi di bevande alcoliche.

In particolar modo è il vino rosso che fornisce la migliore protezione. Ciò è senza dubbio dovuto alla più alta concentrazione di composti fitochimici (appartenenti alla famiglia dei polifenoli) del vino rosso rispetto al vino bianco (21):

Fra tutti questi polifenoli il resveratrolo sembra essere il più efficace.

IL RESVERATROLO

Il resveratrolo (3,4’,5-trans-triidrossistilbene) è un ormone vegetale che deriva il suo nome dal fatto di essere stato isolato per la prima volta nel Veratrum Grandiflorum (nel 1940).
Fu soltanto nel 1976 che venne identificato anche nella vite, e che si iniziò a comprenderne l’importanza ( come al solito, nonostante la nostra prosopopea di occidentali arrivavamo da buoni ultimi: la medicina cinese già utilizzava le varietà locali di Veratrum per curare l’ipertensione, l’ayurveda usava da millenni il Darakchasava, che viene estratto principalmente dalla vite, per migliorare il tono cardiaco, e in tutta l’Asia già si usava da secoli il Ko-jo-kon per curare le malattie cardiache, epatiche e vascolari, il cui più importante principio attivo è proprio il resveratrolo estratto dal Polygonum cuspidatum o “falso bambù” ).

La vite produce il resveratrolo per difendersi dagli attacchi di microrganismi patogeni, in particolar modo funghi e muffe che la colpiscono specialmente quando cresce a fatica in regioni umide e con insolazione scarsa (per aspera ad astra!). Ne consegue che i vini prodotti in zone umido-temperate contengono più resveratrolo di quelli prodotti in zone calde e secche. In particolar modo ne sono ricchi i pinot neri prodotti in Borgogna (Francia) e nella valle del Niagara (Ontario-USA), che arrivano a concentrazioni di 10/13 mg/litro, contro una media generale di 3 mg/litro e minimi di 1 mg/litro nei vini rossi più scarsi (che possono per altro anche essere di ottima qualità e di gran pregio, ma vendemmiati in ambienti climaticamente più favorevoli alla vite). Anche il Bordeaux ne contiene una buona concentrazione, pari a 5 mg/litro. In Italia i vini più ricchi di resveratrolo sono il Nero d’Avola (11,9 mg/litro), il Barbera d’Asti (7,9 mg/litro) il Chianti dei colli senesi ( 7,4 mg/litro), il Dolcetto del Monferrato (6,7 mg/litro), il Montepulciano d’Abruzzo (5 mg/litro), il Bardolino classico (4,7 mg/litro), il Sangiovese + Canaiolo (4,5 mg/litro) (A 14 e 17 ter).
I bianchi invece hanno un contenuto che varia soltanto da 0,1 a 0,6 mg/litro. Occorrerebbe berne quindi molto di più per assumere un’adeguata dose di resveratrolo, cosa in sè e per sè non priva di un certo fascino, ma così facendo si aumenterebbe il pericolo di malattie mortali, fra cui il cancro, perché elevati consumi di alcool predispongono a gravi disturbi, fra cui cirrosi e cancro al fegato, mentre consumi moderati (pari ad 1 bicchiere al giorno per le donne e a 2 o 3 per gli uomini) sono benefici. Vedi tabella (21), dove il consumo è espresso in bicchieri da circa 125 ml (quindi abbastanza piccoli, più simili al piccolo “ballon” francese che alla “tazza” lombarda e ticinese, o alla ”ombra” veneta e al “calice” piemontese piuttosto che al “gotto” bresciano e via discorrendo: attenzione quindi a non esagerare con le dosi, per non fare come quel tale che, dopo che il medico gli aveva imposto di non bere più di “un bicchiere di vino a pasto”, usava come bicchiere una caraffa da birra… ) :

(consumo in bicchieri)

Inoltre il vino bianco è in genere assai ricco di zolfo e può procurare fastidiosi mal di testa, perché con esso è assai facile superare anche con pochi bicchieri (piccoli) la dose massima di zolfo che il corpo può assorbire senza danni. Meglio quindi attaccarsi al rosso, che costituisce la miglior fonte biodisponibile di resveratrolo, dato che l’uva rossa stessa, pur contenendone parecchio di più del vino per unità di peso, se consumata fresca poco contribuisce in tal senso alla nostra salute perché il resveratrolo è nascosto specialmente all’interno dei semi e delle bucce e quindi ben poco assimilabile. Agli astemi non resta che cercare qualche raro vino analcolico, difficile da trovare sul mercato, costoso, scipito e comunque industrialmente processato e quindi in generale poco raccomandabile, o confidare nel succo d’uva o di mirtilli rossi, che mediamente però contengono solo un decimo del resveratrolo di un buon rosso, oppure (scelta preferenziale) rassegnarsi a bere: cosa non si farebbe per salvaguardare il bene prezioso e insostituibile della salute!

Scherzi a parte, esiste anche il resveratrolo in capsule: non credo che abbia la stessa efficacia di quello presente nel vino, che si accompagna con decine – o meglio centinaia – di altri elementi utili coi quali lavora in sinergia, ma almeno evita agli astemi il problema della presenza dell’alcool. Uno dei tanti produttori è la “Doctor’s Best”, che propone confezioni da 60 capsule contenenti 100 mg di resveratrolo e 80 mg di altri polifenoli, acquistabile via internet sul già citato sito della “Health Supplements (http://www.health-supplements.eu/store.asp?pid=124&catID=13 ) al prezzo di 24,95 Euro, con sconti di quantità e senza spese di spedizione.

PROPRIETA’ ANTI – TUMORALI DEL RESVERATROLO

Il resveratrolo è in grado di inibire le tre fasi necessarie allo sviluppo del cancro: l’esordio, la mutazione e la diffusione (21).
Infatti in esperimenti sugli animali è stato in grado di prevenire lo sviluppo di cancro indotto artificialmente (tramite composti chimici) alla mammella, all’esofago e al colon anche in dosaggi ematici molto bassi, da 0,1 a 2 micromoli per litro, corrispondenti ad un consumo moderato di vino rosso (micromole = un milionesimo di mole. Vedi bibliografia (A8) per la definizione di mole).
Esso è in grado anche di svolgere attività anti-proliferativa in diversi tumori, sia nei topi che negli uomini, sia in cellule studiate “in vitro” che “in vivo” (U), specialmente in tumori alla pelle, al colon e alla mammella.
Inoltre un composto derivante dal metabolismo del resveratrolo, il piceatannolo, è in grado di indurre l’apoptosi in cellule tumorali come quelle delle leucemie e del melanoma, sempre partendo da dosi molto basse raggiungibili tramite un consumo moderato di vino rosso.
Il resveratrolo stesso è sicuramente in grado di indurre l’apoptosi nel carcinoma mammario umano, dato che contiene alcuni agenti chemiopreventivi e chemioterapici simili a quelli usati nelle chemioterapie di questo tumore (U).

Negli esseri umani il vino rosso dimezza il rischio di essere colpiti da tumore alla bocca o all’esofago, mentre anche soltanto consumi moderati di birra o di superalcolici possono aumentarlo di molto: per esempio uno studio danese mostra che una birra al giorno triplica tale rischio (21) (Vedi Nota *4).

Un bicchiere di vino rosso al giorno riduce del 40% anche il rischio di cancro alla prostata (quindi in questo campo è un po’ più attivo del licopene, ma molto meno efficace della curcumina). Si pensa comunque che anche gli altri polifenoli presenti nel vino, che sono centinaia, svolgano sicuramente un effetto protettivo, anche se ancora poco conosciuto. Certamente hanno un buon effetto anti-ossidante nei confronti dei pericolosi radicali liberi (coinvolti nella genesi del cancro) e possiedono anche discrete doti antinfiammatorie (l’infiammazione cronica è un’altra delle concause del cancro).
Il resveratrolo possiede anche la capacità di prolungare la vita delle cellule, caratteristica osservata in laboratorio dove aggiunto a generazioni di lieviti ne ha raddoppiato il periodo di vita. Anche in alcuni animali si sono osservati notevoli incrementi della longevità dopo l’introduzione di resveratrolo nella dieta. D’altra parte anche Noè, cui la Bibbia attribuisce buone doti di bevitore, è passato alla storia come esempio di longevità!
Nell’uomo sembra che interferisca in modo positivo col metabolismo dei lipidi, partecipando anche alla riparazione dei danni causati dalla vecchiaia al DNA. E’ un dato di fatto che nei Paesi dove si consuma più vino si vive più a lungo (e anche in modo più allegro e positivo!)
Paradossalmente sono apparsi studi che sostengono che il resveratrolo non possiede nessuna efficacia “scientificamente dimostrabile” (professor Goldberg, del Dipartimento di medicina e patobiologia dell’Università di Toronto: “la voluminosa letteratura scientifica che descrive gli importanti effetti anticancro e antinfiammatori dei polifenoli nel vino è del tutto irrilevante”.) Anche in Wikipedia, enciclopedia on-line, si riporta la falsa notizia della presunta inefficacia “scientifica” del resveratrolo (V).
Tali errori madornali, anche se commessi in buona fede, sono fastidiosissimi e pericolosi, perché allontanano dalla verità e possono privarci di mezzi validi per il mantenimento della salute, creando un grave danno all’umanità. Basti pensare che qualcuno è perfino riuscito a dimostrare “scientificamente” che la vitamina C non è efficace! Vedi ad esempio i risultati di Pitt e Costrini, a pag. 9 del libro sulle vitamine edito da Aerrepici (X).
Il motivo di tali conclusioni sbagliate è sempre lo stesso: vengono svolti, anche in perfetta buona fede, ricerche “scientifiche” che di scientifico hanno ben poco, perché appartengono ad una metodologia che si è sempre più allontanata dalla realtà della Natura. In base ai moderni metodi di ricerca si pretende infatti di analizzare l’efficacia dei singoli componenti di un prodotto che in Natura si presenta invece in modo complesso, trascurandone così tutti gli effetti sinergetici. Inoltre non si considera nemmeno l’azione degli innumerevoli elementi ( si parla di decine di migliaia, come valore stimato) che ad oggi sono ancora sconosciuti alla scienza e che vengono a decine scoperti ogni anno che passa. Basti dire che il resveratrolo stesso, come più sopra riportato, è stato scoperto dalla scienza occidentale solo nel 1940, e solo nel 1976 si è venuto a sapere che è presente anche nel vino!
Inoltre spesso negli esperimenti “scientifici” si usano prodotti provenienti da sintesi chimica, assolutamente diversi da quelli presenti in Natura (vedi ad esempio il caso eclatante del beta-carotene di sintesi industriale, che addirittura aumenterebbe i rischi di cancro invece di diminuirli fortemente come fa quello naturale _ vedi in questo lavoro il capitolo riguardante il beta-carotene_ o il conosciuto caso della vitamina C stessa, che quando è sintetizzata industrialmente si scinde in acqua per metà in acido D-ascorbico, innocuo per la salute ma totalmente inefficace, e per l’altra metà in L-ascorbico, che ne costituisce l’unico componente attivo, dimezzandone di fatto il dosaggio e l’efficacia).
A questi studi si può rispondere in due modi: quello che preferisco di più è quello di usare le parole del grande medico russo professor Vladimir Petrovikc Filatov (1875-1956), che amava ripetere: “E’ colui che guarisce che ha ragione”. E che il vino rosso prevenga e addirittura guarisca non c’è il minimo dubbio, basti considerare il cosiddetto e già citato “paradosso francese”. D’altro canto se si giunge ad una conclusione che contraddice i fatti, l’unica cosa sensata da fare è ammettere di aver sbagliato metodo d’indagine (“Se ho una teoria ed eseguo un esperimento, i cui risultati non si adattano alla teoria, devo rigettare la teoria” Albert Eistein.)

L’altro modo è quello di effettuare dei contro-studi più approfonditi utilizzando un metodo scientifico corretto. E’ ciò che hanno fatto ad esempio il dott. Alberto A. E. Bertelli del Dipartimento di Anatomia Umana dell’Università di Milano (T) e la dottoressa Francesca Scarlatti (U), riconfermando la grande efficacia del vino rosso e del resveratrolo.

IN CONCLUSIONE è raccomandabile assumere una quantità regolare e moderata di vino rosso ogni giorno, scegliendo possibilmente un’ottima qualità, particolarmente ricca di resveratrolo e con pochi additivi (solfiti o altro). Si otterrà una buona riduzione del rischio di sviluppare il cancro, un’ottima protezione dalle malattie coronariche e un aumento della longevità, senza contare che anche Cristoforo Colombo sosteneva che il frutto della vite “rinfranca lo spirito” e, insieme all’aloe, al frumento e all’olivo, è indispensabile per la salute dell’uomo (vedi “Aloe, presentazione e cenni storici” in altra parte di questo lavoro).
E’ inoltre fortemente raccomandabile abbandonare il consumo di birra e di superalcolici, che oltre a contribuire a far presto raggiungere e superare la moderata dose massima giornaliera di alcool che si può assumere senza controindicazioni, a tutto scapito del benefico vino rosso, sono di per sé un fattore di rischio per il cancro e per la salute, a causa anche dei pericolosissimi additivi aggiunti alla birra.
In caso di cancro conclamato è invece consigliabile sospendere completamente l’assunzione di alcolici, perché l’alcool viene trasformato in zuccheri per essere metabolizzato e tutti gli zuccheri sono controindicati perché contribuiscono a nutrire e sviluppare le cellule cancerose, che di zuccheri sono avidissime. Tutte la diete naturali anticancro proibiscono l’assunzione di zuccheri semplici e di alcool sotto qualsiasi forma (se non come veicolo specificamente finalizzato ad introdurre elementi curativi all’interno delle cellule cancerose, come una specie di cavallo di Troia: vedi ad esempio in questo stesso lavoro il miele e la grappa nel frullato d’aloe di Padre Romano Zago, o il ribosio nell’ascorbato di potassio della Fondazione Pantellini).
Per assumere resveratrolo in dosi adeguate in tal caso non resta che rivolgersi al Polygonum cuspidatum della medicina asiatica, o agli integratori in capsule che incominciano ad apparire sul mercato.

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